Di seguito si riporta uno stralcio dell’intervista: Partiamo dalla scuola. Proprio lei ministro aveva sottolineato la necessità di intervenire rapidamente, escludendo, come proposto dal premier, gli investimenti in questo settore dal Patto di stabilità interno. Ed erano stati stanziati dei fondi.
«E’ l’esempio del supporto che c’è oggi per il lavoro svolto dal governo Letta e, contestualmente, del cambio di passo che con Renzi possiamo e dobbiamo fare. Del resto con il decreto del Fare di giugno 2013 erano state stanziate risorse proprio per la manutenzione ordinaria e straordinaria di strade e ferrovie, delle scuole, le piccole opere. Per l’edilizia scolastica complessivamente, anche comprendendo altri provvedimenti, circa 1,6 miliardi».
Che ora si possono mobilitare? Quanto pensate di spendere per la scuola in concreto?
«Per la scuola credo si possano sbloccare almeno 2 miliardi, togliendo questi investimenti dal Patto di stabilità. Renzi ha indicato le priorità ed ora spetta al ministero dell’Economia attivarsi e trovare le coperture. Dobbiamo uscire davvero dalla palude. Il fattore tempo, ripeto, è decisivo»
Non teme che la burocrazia amministrativa, penso ad esempio ai presidi delle scuole, possa frenare gli investimenti, dilatare i tempi, bloccare tutto?
«E’ vero. Spesso ci sono fondi non spesi. Ma ora cambiamo passo, inserendo delle scadenze ben precise per sbloccare gli appalti».
Come farete?
«Penso alla creazione di una task force tra ministero delle Infrastrutture e quello della Pubblica istruzione per spendere nel modo più rapido i soldi a disposizione. Penso ad un commissario straordinario che coordini gli interventi nelle scuole in accordo con le amministrazioni locali. Per rispettare una tabella di marcia precisa. E’ infatti inaccettabile mandare i bambini in istituti scolastici a rischio».
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