“Il ddl è una proposta che nasce da vari progetti di legge per mantenere un’idea di scuola democratica, aperta e capace di far dialogare tutte le componenti che ci sono al suo interno, dal dirigente scolastico, agli studenti, ai docenti, fino ai genitori”. Così l’on. Coscia per illustrare il valore e il senso della rappresentanza democratica nella scuola.
“Un aspetto molto importante è quello che ogni scuola può darsi uno statuto fortemente vincolato da quelli che sono i limiti e le condizioni poste dalla legge di cui stiamo parlando. Quindi gli organi devono essere quelli previsti dalla legge, cioè il Consiglio dell’autonomia, il Consiglio dei docenti e il dirigente scolastico. Ci sono anche importanti novità che riguardano il nucleo di autovalutazione dove c’è la presenza di tutte le componenti della scuola, quindi di insegnanti, ma anche di studenti e genitori e anche di una presenza qualificata di esperti indicati dal sistema scolastico in generale. C’è la rendicontazione annuale. A mio avviso –dice l’on. Coscia- ci sono ancora dei problemi da approfondire e mi auguro che il Senato lo possa fare per avere più garanzie di quanto non si possa leggere nel testo approvato alla Camera.”
La necessità di sostituire i decreti delegati con questa nuova legge, nasce per Coscia “dalla necessità di operare un cambiamento, un aggiornamento della normativa sugli organi collegiali, perché parliamo di una normativa che si riferiva agli anni ’70. C’era l’esigenza di rivisitare le norme sugli organi collegiali senza far venir meno i principi fondamentali che sono appunto la salvaguardia della scuola pubblica, di una scuola democratica e aperta. Rimane il bisogno di combattere ogni forma di centralizzazione e burocratizzazione, mantenendo però un quadro di riferimento nazionale certo, contro l’ipotesi che era quella, invece, dell’On. Aprea di voler istituire, per esempio, le fondazioni che noi abbiamo fortemente combattuto e sconfitto e non ci sono più nella legge”.
Su uno dei punti più aspramente contestati dagli studenti e cioè l’articolo relativo allo statuito dell’autonomia che ogni scuole si cuce addosso e quindi differenziando i livelli di partecipazione democratica fra le scuole, Coscia ha risposto che questa paura è infondata “perché bisogna leggere, insieme a questo articolo, anche l’art. 7 che afferma che devono essere garantiti i momenti assembleari e di associazione degli studenti e delle altre componenti scolastiche. Però, mi rendo conto che rispetto alla normativa attuale c’è bisogno di arricchire e precisare. Si può e si deve migliorare ulteriormente questa norma e dare da questo punto di vista maggiori certezze ai nostri studenti.”
Sulla centralità e il ruolo dell’Invalsi che per gli studenti influenzerebbe l’elaborazione del POF e quindi quello che loro dovranno studiare snaturando il ruolo dell’insegnante, Coscia afferma “Anche questa paura mi sembra infondata. La scuola ha un altro obiettivo che è quello di dare ai ragazzi una serie di strumenti in grado di dargli una capacità di valutazione critica. La valutazione deve essere, in primo luogo, uno strumento di autovalutazione da parte delle scuole. In breve, le scuole nel definire il POF e darsi degli obiettivi sulla base curricula nazionali da raggiungere devono avere dei propri strumenti in grado di capire se funziona, se si lavora nella direzione di questi obiettivi. Per questo è previsto il nucleo di autovalutazione. Quindi c’è un’idea nella legge che è esattamente l’opposto di quanto interpretato dai studenti: la valutazione come strumento per migliorare l’offerta formativa e dare l’opportunità ai ragazzi di apprendere meglio. L’impostazione dell’Invalsi va completamente modificata, alla Camera spero che arrivi un documento sul sistema di valutazione che è già stato in qualche modo elaborato dal ministero che dà proprio un altro impianto al sistema di valutazione compreso l’Invalsi.”
Per quanto riguarda poi l’entrata dei privati all’interno della scuola pubblica che permetterebbe ai soggetti privati di mettere bocca sulle finalità educative della scuola, quindi sull’offerta formativa, incrementando la differenza tra le scuole e la diseguaglianza nella preparazione degli studenti, la deputata del Pd dissente fortemente: “Questo timore nasce dal fatto che prima esisteva la proposta dell’On. Aprea che prevedeva la trasformazione delle scuole in fondazioni dando un ruolo ai privati abbastanza rischioso. Questa possibilità non esiste più: i privati non possono influire sulle decisioni autonome della scuola rispetto all’offerta formativa, alla didattica o a quant’altro. È prevista la possibilità che possano esserci contribuiti che arrivino dai singoli cittadini o da realtà private per potenziare l’offerta formativa della scuola, ma solo da questo punto di vista, senza la capacità di incidere o di influire sull’offerta formativa della scuola. Questa possibilità c’è già oggi, con questa proposta di legge viene regolata e resa trasparente perché deve essere certificata nei bilanci della scuola. Tutto questo non viene messo in discussione.”
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