Per la casta politica nessun sacrificio: l’affondo della Cisl Scuola del Lazio
Il sindacato non deve fare politica, ma occuparsi in modo chiaro solo dei diritti dei lavoratori. La Cisl Scuola da tempo porta avanti questo concetto, rinfacciando alla sempre più lontana Flc-Cgil di sostituirsi troppo spesso alla segreteria dei partiti della sinistra. Il sindacato ha il diritto-dovere di parlare della politica. E dei politici. Soprattutto di quelli che, a livello regionale, portano a casa lauti vitalizi e stipendi, anche 10.000 euro al mese, solo perché eletti da un popolo quasi sempre ignaro di certi piccoli “particolari”. E a farlo, ironia della sorte, è una delle segreterie regionali più vive della Cisl Scuola, quella del Lazio, guidata dall’inesauribile Vincenzo Alessandro.
La segreteria laziale parte dal concetto che quella di “portare l’Italia entro il 2014 al pareggio” è una necessità con cui dobbiamo convivere: il problema è che a tutti i settori sono stati chiesti sacrifici. Tranne uno: quello della politica. “Non si tratta di assecondare derive di carattere demagogico – populistico – spiega il comunicato – perché la Cisl sa bene che se si vuole non evitare, ma almeno limitare il fatto che la politica sia il mestiere di chi è ricco di famiglia occorre che gli incarichi politici siano retribuiti. E, tuttavia, est modus in rebus, diceva il poeta latino Orazio, ossia c’è una giusta misura per ogni cosa”.
Il sindacato del Lazio, che proprio in questi giorni ha ricevuto dalla Regione il piano di ridimensionamento degli organici e delle presidenze, legato rispettivamente alla Finanziaria del 2008 e a quella in via di approvazione, ricorda che “le retribuzioni mensili dei consiglieri variano tra 8.000 e 10.000 euro. Il tutto per produrre tre leggi regionali all’anno, al netto di quelle di bilancio. Alla remunerazione di ‘base’ si aggiungono naturalmente altre voci. Ad esempio, il vitalizio post carriera erogabile già dal 50° anno di età, la cumulabilità del vitalizio regionale e della pensione da deputato (meccanismo che premia 22 fortunati nel Lazio), i gruppi consiliari composti da un solo membro (8 su 17 gruppi) con diritto ad ulteriori indennità, e così via, fino a giungere alla poco commendevole vicenda dei rimborsi che spettano a chi risiede ad oltre 15 kilometri dal Consiglio Regionale; benefit aggiuntivo che sembra abbia dato luogo a tutta una serie di trasferimenti di domicilio tra i consiglieri. In ogni caso, tutti i 70 consiglieri regionali, di maggioranza ed opposizione, godono di indennità che si aggiungono alla retribuzione tabellare, dovendo essi distribuirsi 81 incarichi retribuiti”. Ma non basta: per rendere più visibile il divario di trattamento, la Cisl Scuola del Lazio sottolinea che “il costo annuo del Consiglio Regionale equivale, ad occhio e croce, agli stipendi di circa 6.000 di quegli 11.000 operatori scolastici che non troveranno più posto al termine del triennio di tagli agli organici della Gelmini. Laddove non fosse sufficiente, notiamo che il sistema regionale di formazione professionale destinato a giovani tra i 14 e i 16 anni vivrà, nel 2011, con meno della metà di quanto costa il Consiglio Regionale (ossia con 52 mln di euro), ma nel 2012 sembra doversi accontentare,almeno al momento, di 17 milioni di euro”. Amarissima la conclusione: “ognuno potrà serenamente ed oggettivamente valutare quanto il sistema sia ormai fuori controllo e quale problema di equa ripartizione del carico dei sacrifici si ponga al Paese, ormai in modo indifferibile”.