La ministra Azzolina continua a comportarsi come quel comandante di una nave che, in mezzo alla bufera, evita di confrontarsi, ignora ogni consiglio e si dirige verso la catastrofe. Il suo è l’atteggiamento autoritario, ma non autorevole, di chi non sa bene cosa fare.
Infatti la bozza di decreto che circola da ieri pomeriggio apre più problemi di quanti tenti di risolvernee, affidandole il potere di definire con semplice ordinanza un insieme di aspetti fondamentali per la scuola italiana, lacera il tessuto della nostra democrazia. Considerato che docenti, studenti, famiglie vivono di già una situazione emergenziale ci saremmo aspettati poche e certe indicazioni, solidamente basate sulla realtà di fatto. Invece ci viene presentata una ridda di possibilità (in gran parte criticabili) che hanno il solo sicuro effetto di accrescere l’ansia in tutti gli interessati.
Dalla bozza, che speriamo subisca sostanziali modifiche, emerge un problema serio: la Ministra continua a fingere una regolarità dell’anno scolastico che esiste soltanto nella sua mente e che, comunque, pone alla base delle sue decisioni.
Infatti la bozza non fornisce risposte fattive, risolutive e tranquillizzanti alle questioni più urgenti e relative a: corretta chiusura di questo anno scolastico, reale fattibilità della teledidattica sull’intero territorio nazionale, lotta alla precarietà.
Applicando una logica che si può definire bipolare, la ministra intende imporre la didattica a distanza dimenticando che, per sua stessa ammissione in Senato, 1,6 mln di studenti non ne hanno minimamente goduto mentre i restanti 6,3 mln l’hanno praticata in modo disomogeneo e spesso discontinuo, per le molte difficoltà, oggettive e soggettive, che sono state denunciate da più parti.
Procedendo da una premessa errata non può che giungere alla conclusione, altrettanto errata, che si debba procedere alla valutazione degli apprendimenti e a definire i recuperi formativi per l’accesso alla classe successiva e agli esami finali. Dovrebbe forse spiegare prima al Paese come intende applicare il verbo valutare a quel 20% di allievi che non accede alle lezioni.
Le sole misure dotate di un qualche senso sono quelle previste per gli esami di stato. Forse proprio perché, nella loro eccezionalità, permettono di constatare il fatto che, ad onta degli slogan adottati dal ministero, la scuola si è purtroppo fermata, ha dovuto adattare al ribasso la propria programmazione, fatica a trovare un orizzonte operativo unitario – e non per propria colpa.
Pure le misure relative al precariato appaiono lunari. Da un lato si blocca per un anno l’aggiornamento delle graduatorie di supplenza, dall’altro si procede a passo spedito e si annuncia la prossima pubblicazione dei bandi di concorso straordinario e ordinario, prescindendo (per decreto) dal parere obbligatorio (per legge) del CSPI.
In entrambi i casi non si dà una risposta netta al problema della precarietà e, parallelamente, si elude il fatto che se si seguiranno le indicazioni del ministero, il prossimo anno scolastico inizierà con un quarto dei docenti in stato di precarietà.
Sarebbe opportuno che al ministero si mutasse atteggiamento, abbandonando ogni comportamento autoritario e autoreferenziale per confrontarsi con il paese reale. Bisogna accettare il fatto che la crisi epidemica in corso è gravissima e che nessuno appare in grado di predirne lo svolgimento.
Una situazione grave richiede scelte ponderate, coraggiose e rispettose di tutti gli attori coinvolti, in primo luogo il personale della scuola, docenti e ATA, che con grande sforzo e generosità ha assicurato la parziale tenuta del sistema. A loro, alle famiglie e agli allievi si devono garantire le condizioni per ripartire con il piede giusto. Noi abbiamo già formulato le nostre proposte e le riproponiamo qui, auspicando che qualcuno, nella maggioranza, le raccolga e corregga le azioni della ministra.
Per l’anno scolastico 2019/20 riteniamo necessario:
Per il reclutamento sono necessarie diverse misure:
CUB Scuola Università Ricerca
Il Coordinatore Nazionale
Natale Alfonso
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