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Per le famiglie degli alunni con disabilità la ripresa dell’anno scolastico è il solito percorso ad ostacoli

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Caro ministro Valditara,

mi ero astenuta da commenti più o meno offensivi fino ad oggi. Perché non è mai stato mio costume insultare il prossimo (né su internet né dal vivo) e sinceramente, pur volendo, non mi avanzerebbe neanche tanto tempo per farlo.

Tuttavia ad oggi proprio non posso fare a meno di manifestare tutta la mia amarezza, da docente di sostegno (ovviamente) precaria e da madre di bimbo con grave disabilità.

Oggi è iniziata la scuola per (la classe di) mio figlio, e come già sapevo, conoscendo dall’interno queste dinamiche perverse del sistema scuola (sistema al quale mi sono ingenuamente e con non pochi sacrifici accostata 3 anni fa), non c’era una docente preposta per occuparsi di mio figlio, il quale purtroppo, al di là delle mere prestazioni didattiche, gode di ben poca autonomia personale.

Da docente di sostegno, già abbondantemente amareggiata, disillusa e preparata psicologicamente a non ricevere alcun incarico quest’anno, poiché proveniente da classe di concorso per cui nessuna università ha ritenuto “conveniente” attivare per tempo quei maledetti percorsi farlocchi da 30 CFU (grazie ai quali ho perso oltre 1300 posizioni in graduatoria GPS), già delusa dall’aver superato, nonostante le tante difficoltà familiari, col massimo dei voti quest’ultimo concorso farsa che a nulla sarà valso, ho scelto la strada del paziente silenzio su tutta questa serie di ingiustizie gratuite subite, per non disperdere preziose energie positive e focalizzarmi su ciò che per me costituisce sempre il mio obiettivo principale: il benessere di mio figlio.

Morale della favola: mio figlio non solo oggi non ha avuto un’insegnante a lui dedicata, ma neppure l’assistenza specialistica, a causa di ulteriori sconvolgimenti nella gestione da parte della cooperativa che fornisce gli OSA alle istituzioni scolastiche del comune di Napoli. Da madre non ho voluto negargli il diritto all’ingresso a scuola con tutta la sua classe, cercando di mantenere quel barlume di parvenza di inclusione, prelevandolo tuttavia dopo

appena due ore di permanenza a scuola (per non creare ulteriore disagio né a lui né alle insegnanti curricolari).

Oggi attendo con ansia un bollettino che già so che non mi riguarderà, nonostante i sacrifici personali e familiari fatti in questi ultimi anni, l’impegno profuso con i miei alunni, le competenze acquisite che non potrò mettere a frutto nella scuola, i soldi spesi perché obbligata, per restare al passo, ad accaparrarmi certificazioni accessorie di ogni tipo.

Oggi mi rammarico, perché da quello a cui stiamo assistendo, so già che l’istruzione di tutti e tre i miei figli è destinata ad essere di sempre minore qualità, che la gestione del mio bambino speciale finirà in mani di persone sempre più incompetenti. Più scaltre, più danarose, più fortunate, più leste, ma sicuramente sempre meno preparate.

Questo sistema scuola, soprattutto dopo queste sue ultime involuzioni, è un fallimento su tutta la linea e se ci si riflette con lucidità davvero mette i brividi.

Buona era scolastica buia a tutti.

Dora, docente e mamma