Se i giovani d’oggi devono combattere con ansia, depressione e isolamento per molti genitori la colpa sarebbe della scuola: il dato arriva dal Rapporto “Generazione Post Pandemia: bisogni e aspettative dei giovani italiani nel post Covid 19”, elaborato da Censis, Consiglio Nazionale dei Giovani e Agenzia Nazionale dei Giovani. Dalla ricerca è emerso che il disagio giovanile è una realtà aggravata dal Covid, non sempre percepita dai familiari, e quando è percepita si “scarica” su altri, soprattutto sulla scuola.
Quasi la metà dei partecipanti – tra i 18 e i 25 anni – ha affermato di avere sofferto di ansia e depressione a causa dell’emergenza sanitaria: il 62,1% ha addirittura cambiato la propria visione del futuro. Proprio per raccogliere dati indicativi dei disagi che vivono quotidianamente, Lundbeck Italia e Your Business Partner hanno realizzato il progetto scuole “Mi vedete?”: ebbene, secondo la ricerca, il 71% degli intervistati dice di provare un disagio, mentre, tra i genitori, solo il 31% si accorge dei problemi del figlio. Il 100% dei docenti, invece, denuncia questa situazione. Il 27,6% degli studenti incolpa la sfera familiare, ma quasi a parimerito con la scuola. Se per i genitori, invece, la causa è da attribuire principalmente all’ambiente scolastico (39%), i docenti dicono che è dovuto nel 37% alla famiglia e poco (12%) alla scuola.
“Notiamo che ogni adulto incolpa l’altro di ciò che avviene – ha detto Sergio De Filippis, docente di Psichiatria delle Dipendenze all’Università di Roma La Sapienza e consulente scientifico del progetto -. Ognuno deve avere la forza di educare l’adolescente, ed è qui che le Istituzioni devono dare una mano. Secondo lo State of Children in the European Union del 2024, si stima che tra i ragazzi di età tra i 15 e i 19 anni circa l’8% soffra di ansia e il 4% di depressione”.
Tra i problemi, anche l’uso di sostanze (54%), i disturbi alimentari (38%) e del sonno (63%), il bullismo (38%). “Il compito di chi opera nel settore è fornire ai ragazzi ciò che li può aiutare a sviluppare un benessere della mente e a favorire un equilibrio delle relazioni sociali, familiari e formative”, ha concluso Alberto Siracusano, Ordinario di Psichiatria Università di Roma Policlinico Tor Vergata e Coordinatore del Tavolo Tecnico Salute Mentale del Ministero della Salute.