Gli italiani hanno purtroppo la memoria corta e il mondo della Scuola non sfugge a questa regola. Troppo frettolosamente si dimenticano le allucinanti e sedicenti riforme scolastiche che da trent’anni a questa parte hanno reso molto fragile il tessuto scolastico e culturale di questo paese.
Ricordo bene, il ministro bel pensante ha dato il via alla destrutturazione scolastica italiana con la cosiddetta autonomia, i ministri che hanno attuato riforme devastanti con la riduzione del tempo scuola, il taglio dei programmi scolastici, l’annientamento degli istituti tecnici e la mortificazione dei licei con la eliminazione delle sperimentazioni Brocca, senza alcuna motivazione didattica ma solo per far cassa, parimenti i ministri che hanno pensato una riforma di buona scuola che ha determinato oceaniche manifestazioni di dissenso e generato caos e confusione nel mondo scolastico.
Atti pasticciati anche dagli ultimi inquilini del Ministero che non hanno portato alcun beneficio al mondo scolastico.
Inoltre non possiamo ignorare i denigratori seriali e i cattivi maestri, taluni politici e giornalisti che hanno sparato a zero contro la scuola e contro la classe insegnante in modo particolare; attacchi irriguardosi e meschini che hanno umiliato la figura del docente aggredita su tutti i fronti, anche fisicamente da parte di taluni personaggi violenti e poco responsabili.
Intanto possiamo notare la quasi completa assenza del tema scuola nella campagna politica, fatta eccezione per interventi demagogici ai quali non credono neppure i proponenti e che non meritano alcun commento.
Quale scenario si può ipotizzare?
Nulla di buono si prospetta all’orizzonte. Possiamo fare una previsione nel valutare i provvedimenti dei futuri governanti:
– Riduzione dei programmi scolastici;
– Conferma delle classi pollaio (ricordiamoci la terna 28-29-30 che pare piaccia molto alla politica);
– Incremento dei fallimentari piani di alternanza scuola-lavoro;
– Sporadici e poco significativi interventi sugli stabili anche in funzione di contrasto alla emergenza sanitaria e dello “star bene” a Scuola (scuole cadenti, ventilazione meccanica scordata, spazi didattici inadeguati) ;
– Adeguamento alle norme di Sicurezza di stabili e impianti rinviata a data non definita;
– Nessun nuovo contratto per il corpo insegnante e personale scolastico o aumenti risibili;
– Tentativi di aumentare il numero di ore di insegnamento da 18 a 24 ore settimanali a parità di stipendio (da fame), dimenticando che tra predisposizione lezioni e correzione compiti, le ore settimanali di impegno reale sono 35-36, ma disconosciute anche per colpevole contributo dei sindacati;
– finanziamenti europei utilizzati con poco criterio e non sulla base delle reali esigenze didattiche delle scuole e che dovrebbero derivare dalle dirette indicazioni dei docenti, sovente non consultati per gli acquisti.
– Rischio di riduzione della libertà di insegnamento ed aumento del potere dei Dirigenti con taluni dei quali si acuirà lo scontro, soprattutto con gli insegnanti che non accettano atti talvolta non rispettosi del loro ruolo e della loro dignità.
Non mi risulta che su tali proposte, provengano richieste di attuazione da parte del corpo docente, degli studenti e delle famiglie. Senza possibilità di essere smentiti, queste riforme non raccolgono e non intercettano per nulla le istanze della società civile, ma bensì rispondono a logiche economicistiche, antididattiche e volontà perversa di demolire il pilastro di scuola pubblica statale.
La strada da seguire conduce da tutt’altra parte. Ovviamente in questa fase i politici si guardano bene dallo svelare le loro intenzioni, poiché incassato il voto “passata la festa, gabbato il santo”.
Non fidiamoci di affermazioni opportunistiche e senza costrutto.
La realtà è questa, i politici italiani mancano di sensibilità e non sono culturalmente preparati per comprendere l’importanza della scuola; lo dimostrano i criteri di scelta dei Ministri della Scuola e gli atti inspiegabili e irrazionali che urtano l’intelligenza delle persone che vivono quotidianamente il mondo della scuola.
Occorrerebbe valutare quante risorse vengono destinate alla scuola in altri paesi occidentali e si capirebbe la inconsistenza e scarsa sensibilità della classe che ci governa.
Eppure anche l’Europa ci chiede di potenziare la scuola e la ricerca; solo che per la Scuola, almeno in Italia, il messaggio non passa; l’Europa viene richiamata quando fa comodo alla classe politica con il classico slogan “Lo chiede l’Europa”.
Che fare? Chiediamo certamente aiuto all’Europa, apriamoci al Mondo, favoriamo la libera circolazione del pensiero e delle competenze nominando Ministro della Pubblica Istruzione un tedesco piuttosto che un francese, un finlandese, chissà che non possa essere la soluzione. Non vedo alternative.
Lettera firmata
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