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Per riaprire a settembre, bisogna ridurre l’orario scolastico

Cara ministra Azzolina,

non vorrei stare al suo posto.
E’ diventata ministro dell’Istruzione in un periodo difficilissimo, quello dell’epidemia da Covid-19 che ha costretto a chiudere le scuole. Ha fatto una scelta coraggiosa: utilizzare la DAD per consentire agli alunni di rimanere in contatto con gli insegnanti, i quali – debbo dire – l’hanno seguita volentieri in questa scelta insieme ai genitori.

Ma poi, per riflettere su come riaprire le scuole a settembre, si è affidata a un comitato tecnico-scientifico che sarà pure composto da persone autorevoli, ma non le può dare le risposte che attende.
Si dice che quando un ministro non sa cosa fare, nomina un comitato tecnico per dare la responsabilità delle scelte ad esso e non a lui.

Dal comitato sono filtrate man mano  le seguenti  proposte :

  1. Classi divise a metà: un gruppo in presenza e un gruppo a casa a seguire le lezioni a distanza. Ma la proposta è stata bocciata, almeno per gli alunni più piccoli, perché pediatri e psicologi sono insorti e hanno detto che i bambini hanno bisogno di socializzare.
  2. Le ore di lezione ridotte a 40 minuti, ma qualcuno ha fatto notare (in primis il sottoscritto) che non bastava per dimezzare le classi e c’era bisogno di  raddoppiare l’organico degli insegnanti o dimezzare l’orario degli studenti.
  3. Infine è trapelata l’ipotesi di mettere le barriere di plexiglass tra i banchi e di far venire tutti a scuola, ma anche quest’ipotesi non  è piaciuta a genitori e insegnanti.

Ministra Azzolina, la scelta dovrà essere sua e solo sua, perché è una responsabilità che compete alla sua carica e non la può delegare a nessuno.
Capisco che è una scelta difficilissima e non ha molte alternative.
Ma, mi creda, l’unica possibilità è il dimezzamento dell’orario degli studenti.
Non ci sono le risorse per raddoppiare gli organici degli insegnanti e la Corte dei Conti non consentirebbe tante assunzioni in una prospettiva di calo delle nascite e di conseguenza del numero di studenti.
Non ci sono le risorse e non c’è il tempo per adeguare gli edifici scolastici e ampliarli.
L’unica soluzione realistica è ridurre l’orario degli studenti per poter dimezzare le classi .Lo so che Lei è contraria e vorrebbe che gli alunni tornassero tra i banchi a tempo pieno, ma non  è possibile per problemi di sicurezza.
Le barriere di plexiglass non servono perché chi conosce la scuola di oggi sa che gli alunni non restano fermi come statuette nei banchi, ma hanno bisogno di muoversi, specie nelle scuole di frontiera dove la scuola è percepita già come un  carcere.
Costruire tante gabbiette non è la soluzione e sono soldi sprecati che possono essere impiegati più proficuamente nella manutenzione delle scuole che manca del tutto.

La scelta di dimezzare gli orari degli studenti la esporrà alle critiche di tanti soloni, ma è l’unica soluzione realistica da attuare a settembre per poter dimezzare le classi e far mantenere la distanza di un metro tra i banchi.
Ogni scuola deciderà in autonomia, in base agli spazi che ha o che si ritrova, se fare turni alternati, doppi turni o  tutti in presenza in spazi doversi e divisi per gruppi.
I genitori reclamano sicurezza per i loro figli, altrimenti non manderanno a scuola i loro figli.
Hanno accettato di farli stare a casa per quattro mesi senza protestare e vogliono scelte chiare e motivate scientificamente  per farli tornare.
Accetteranno in questo frangente  l’ingresso a scuola solo per piccoli gruppi  e non classi di 22-24-26-30 alunni, le cosiddette  classi pollaio contro cui lei si è opposta in passato. Approfittiamo di questo periodo per poter ridurre gradualmente il numero degli alunni nelle classi, potenziando l’organico degli insegnanti e anche quello degli ATA. Investiamo nella scuola come mai si è fatto, dandole finalmente priorità negli investimenti insieme agli ospedali. Salute e istruzione sono due diritti fondamentali previsti dalla nostra Costituzione.

Eugenio Tipaldi

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