La rivoluzione deve scompaginare la scuola.
L’ha detto il legislatore disponendo il rovesciamento delle attività scolastiche.
E’ successo nel 1999 quando l’autonomia delle istituzioni scolastiche è entrata in ordinamento, come sviluppo della legge sul decentramento amministrativo.
“L’autonomia scolastica si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana” recita il DPR 275/99.
Progettazione è la parola chiave.
La progettazione implica il capovolgimento di quanto ancor oggi avviene nelle aule scolastiche: la sua applicazione, tesa allo “sviluppo della persona umana”, richiede l’equi-finalizzazione di tutti gli insegnamenti; il “coordinamento didattico”, fase conclusiva dell’itinerario Top-Down, costituisce l’ambito della progettazione del singolo docente.
La progettazione, infatti, è un processo che prende avvio dalla definizione del problema in termini di risultati attesi (espressi valorizzando la loro osservabilità e misurabilità), continua con la fase analitica, con quella strategica e con quella applicativa, terminando con la fase del controllo che, capitalizzando le informazioni contenute negli scostamenti tra i risultati attesi e gli esiti, migliora le prestazioni del sistema scolastico.
Il primo raffinamento del processo progettuale, tripartito, è stabilito dal legislatore.
Sottoproblema formazione: gli esiti degli itinerari scolastici sono da identificare in funzione dell’ingresso degli studenti sia nei successivi livelli di studio, sia nell’ambito socio-economico-culturale.
Sottoproblema educativo: identificazione e perseguimento delle qualità intellettive e operative richieste dai traguardi formativi.
Sottoproblema istruzione: gli obiettivi educativi sono da adattare alla tipologia delle singole classi, la relativa strategia operativa deve essere elaborata.
Un cambiamento che non ha scalfito la tradizionale, consolidata prassi scolastica: non è stata percepita la complessità sia del problema formativo, sia di quello educativo; la semplificazione li ha banalizzati, lasciando al libro di testo il compito di ritmare la vita delle classi.
Eppure la legge dello Stato, dal 1974, indica la strategia risolutiva: la sinergia della collegialità.
Una disposizione che non ha mai trovato sostanziale applicazione. Lo dimostra la manifesta, sistematica, generalizzata disaffezione per gli organismi collegiali. Un allontanamento generato da convocazioni elusive che, omettendo aspetti essenziali del relativo mandato costitutivo, hanno soffocato il loro spirito vitale.
In rete è visibile “Scuola: tutti i nodi vengono al pettine”: mostra la scuola che l’applicazione della legge avrebbe indotto.
Enrico Maranzana
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