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Per salvare 8.500 precari via chi ha maturato 40 anni di contributi

Il Ministro Gelmini l’aveva promesso ai sindacati durante l’incontro dell’11 febbraio sul precariato e la sera stessa al termine della presentazione del Rapporto della Fondazione Agnelli: per salvare migliaia di precari, oggi in servizio come supplenti annuali, avrebbe fatto di tutto per mandare in pensione i dipendenti della scuola, sia docenti che Ata. “Basta deroghe, le richieste saranno tutte respinte, è l’unica soluzione se si vuole mitigare il numero di precari non riconfermati”, aveva detto convinto.
Ora, dopo poco più di un mese, il Ministro – durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi – torna a parlare dell’argomento con più convinzione. Entrando anche nei dettagli, Gelmini ha annunciato di volere introdurre delle modifiche alla normativa di accesso pensionistico attraverso un emendamento, che sarà presentato nell’ambito del decreto legge sugli incentivi per l’auto e gli altri settori in crisi, attualmente in discussione alla Camera oppure nell’ambito del Collegato Lavoro in discussione al Senato: un emendamento che manderà in pensione automaticamente tutti coloro che hanno acquisito 40 anni di contributi e non più dopo 40 anni di servizio.
In tal modo il Governo nei prossimi giorni darà il via libera al pensionamento di 7.500 docenti e 1.000 dipendenti Ata in più rispetto a quelli inizialmente considerati (con l’attuale sistema pensionistico, che considera solo anni di effettivo servizio, nel 2009 sarebbero andati in pensione solo 1.500 insegnanti e 1.000 Ata con 40). Alcuni di questi dipendenti della scuola avevano anche chiesto la proroga, pur avendo già il requisito dei 40 anni di anzianità contributiva: ora il Governo dice che chi ha già raggiunto questo tetto, che comprende anche, ad esempio, gli anni di laurea (sempre se ne è stato richiesto il riscatto) o altri lavori svolti precedentemente all’assunzione a scuola, sarà automaticamente collocato a risposo. Non serviranno più, come accadeva fino a ieri, 40 anni di effettivo servizio.
In tutto saranno oltre 31.000 a lasciare. Una quota, decisamente superiore a quella del 2008, che permetterà la riconferma per la maggior parte degli attuali precari con supplenza annuale. Anche se per ben 18.000 non ci sarà nulla da fare: non verranno riassunti.
Per loro, ha detto sempre Gelmini, si sta tentando di introdurre delle deroghe. Che se non si possono chiamare ammortizzatori poco ci manca. Per tutti coloro in servizio oggi fino al termine dell’anno scolastico o al 31 agosto il Governo starebbe infatti studiando delle misure che assicurino per il prossimo un periodo minimo di supplenze (sembra due mesi). Tali possibilità permetterebbero ai 18.000 precari che rimarranno disoccupati nel 2009 di accedere ad un’indennità di disoccupazione per tutto il periodo rimasti senza lavoro. Altra ipotesi sarebbe quella di assegnare loro una precedenza assoluta nell’assegnazione di supplenze “lunghe”. Ed anche la possibilità di accedere a due ulteriori province, oltre a quella attuale, nelle graduatorie permanenti rientra in questa logica di agevolarne la messa in servizio. Nei giorni scorsi si era parlato addirittura di una conferma in blocco di tutti gli oltre 131.000 che quest’anno si sono visti conferire una supplenza annuale.
Tutte eventualità che costituiscono una boccata d’ossigeno non indifferente per chi rischia in un colpo solo di ritrovarsi privo dello stipendio e con un futuro all’insegna dell’incertezza.
Alessandro Giuliani

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