A poco più di tre settimane dall’avvio dell’anno scolastico si allargano i motivi di protesta contro l’operato del ministero dell’Istruzione e del Merito. Le lamentele, espresse dai sindacati sono svariate e di varia natura: dalle immissioni in ruolo insufficienti e organizzate con modalità non più adeguate al numero eccessivo di scuole in reggenza, dagli stipendi ancora non pagati ai supplenti ai concorsi che lasciano fuori anche personale titolato.
Partiamo del numero ancora non adeguato di dirigenti scolastici, di cui ci eravamo occupati anche pochi giorni fa, quando abbiamo scritto che malgrado i 280 nuovi dirigenti scolastici, assunti in prevalenza nelle Regioni del Nord, si prevede che vi saranno centinaia di istituti in reggenza.
DirigentiScuola, l’Associazione nazionale dei presidi guidata da Attilio Fratta, mette ora in dubbio anche il numero delle stabilizzazioni dei presidi: “Con l’ormai consueta enfasi propagandistica il ministro Valditara ha annunciato l’assunzione di 280 nuovi dirigenti. A smentirlo è la direzione generale del personale del Ministero. I 411 pensionamenti, di norma e da sempre compensati con altrettante nuove assunzioni, in epoca Valditara saranno compensati, salvo rinunce, esattamente con 210 neo dirigenti scolastici: 166 del concorso del 2017 e 44 del 2011”.
“Dei restanti 201 – continua la nota sindacale – 57 sono proroghe – non tutte legittime che Valditara farebbe bene a verificare – di pensionati, e ben 144 andranno in reggenza”.
Secondo Attilio Fratta, presidente di DirigentiScuola, “Valditara invece di chiedere l’autorizzazione, come sempre, per i 411 posti liberi ne ha chiesti solo 280.Quali sarebbero i meriti del ministro del Merito? L’incremento delle reggenze?”.
“Gli abbiamo suggerito più di una soluzione per coprire tutti i posti liberi senza avere alcun riscontro. Fa ancora in tempo a rimediare e a recuperare la credibilità che gli abbiamo dato senza riserve. Basta con la propaganda e la ricerca smodata di visibilità”, conclude polemicamente Fratta.
Sul fronte del reclutamento va registrata anche la protesta dell’Anief, che lamenta l’esclusione dei diplomati Isef esclusi dal concorso per l’assunzione di 1.740 docenti di educazione motoria nella scuola primaria, la cui candidatura è iniziata stamani 8 agosto: “la logica vuole – scrive il sindacato – che i docenti specializzati in educazione fisica, che abbiano concluso positivamente i corsi Isef, possano partecipare. Chi più di loro ha titolo ad insegnare come svolgere al meglio l’attività motoria? Invece no: in base al Decreto dipartimentale n. 1330 del 4 agosto 2023, infatti, i diplomati Isef non hanno accesso”.
“Ci troviamo davanti ad un’esclusione immotivata: l’Ufficio legislativo del giovane sindacato ha quindi sciolto le riserve. Alla luce dell’esame anche della recente giurisprudenza e ritendendo illegittima questa esclusione”, l’Anief “passa alle vie di fatto, valutando fondato il diritto alla presentazione delle domande e alla partecipazione alla procedura concorsuale”.
L’Anief ha anche deciso di impugnare la mini Call veloce per gli aspiranti delle Graduatorie provinciali per le supplenze riservate ai docenti con specializzazione su sostegno che vogliano partecipare alle assunzioni sui posti disponibili in altre province, seguendo la procedura prevista dal dl 44/2023.
Si tratta della modalità di assunzione, con candidature in regioni diverse dall’attuale collocazione territoriale delle Gps, davvero “lampo”: si avvierà mercoledì 9 agosto per concludersi appena quarantott’ore dopo.
Il presidente nazionale Marcello Pacifico ha detto che la procedura deve riguardare “tutti gli specializzati, anche coloro che hanno acquisito il titolo all’estero” e quindi ha invitato chi ha preso il titolo di specializzazione per la didattica speciale fuori confine italiano a ricorrere con Anief e Radamante.
Per il ministero dell’Istruzione e del Merito c’è anche la “grana”, questa non nuova: il ritardo dei pagamenti del personale scolastico.
A denunciare la questione è stata la Flc Cgil che ha posto questo problema al tavolo delle “semplificazioni amministrative”.
“In questi giorni – scrive il sindacato guidato da Gianna Fracassi – anche qualche quotidiano si è accorto che il Governo e il ministero dell’Istruzione sono dei cattivi pagatori. Si va dallo scandalo di lasciare i supplenti per mesi senza stipendio, cosa che nei periodi più difficili dell’anno (le vacanze natalizie, le ferie estive) assume aspetti drammatici per le famiglie che contano su quei pochi ma meritati introiti, al mancato pagamento per il personale di ruolo e non che, dopo aver fatto gli straordinari, deve attendere un tempo lunghissimo per aver la remunerazione che gli spetta”.
Si tratta del pagamento, in particolare, delle “attività aggiuntive” che in genere viene assegnato al personale, docente e Ata, con i fondi del Fis, il Fondo d’istituto, previa contrattazione con le Rsu di ogni scuola.
Secondo il sindacato Confederale, “la ragione di questi ritardi sta nel meccanismo farraginoso degli accreditamenti, che devono passare attraverso i controlli infiniti e lentissimi del ministero dell’Istruzione e del ministero dell’Economia”. Intanto il tempo passa e il personale perde sempre più la pazienza e la fiducia verso le istituzioni.
La Flc-Cgil sostiene che “la presa in carico la cui soluzione si prospetterebbe entro marzo 2024. Non ci siamo! Ben vengano tutte le misure che possano semplificare la vita delle scuole, dei docenti e delle famiglie, ma pagare chi ha lavorato deve essere la priorità”, conclude il sindacato.
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