A Bologna la semplice cronaca referendaria dice che ha votato il 29,63% degli aventi diritto (e non il 28% come scritto in altri siti che si occupano di informazione scolastica), in altre parole 85934 votanti su 290000, e che di questi 85934 il 59% (circa 50700 voti) ha optato per l’opzione A (non continuare l’erogazione di fondi pubblici alle scuole paritarie) e il 41%, circa 35200 per l’opzione B (continuare l’erogazione di fondi pubblici alle scuole paritarie).
Facendo alcuni calcoli si può dire che il 17,49% degli aventi diritto ha votato A, mentre il 12.14% ha votato B.
Molto indicativo sul clima post referendum è il comunicato del Comitato articolo 33 che testualmente dice: “La scuola pubblica ha vinto il referendum nonostante una larga alleanza di forze politiche ed economiche abbia sostenuto l’opzione B con tutto il proprio peso. I cittadini, invece, hanno colto lo spirito democratico e propositivo di questo appuntamento e hanno difeso la scuola pubblica con il proprio impegno e la propria partecipazione, per rilanciarla come una priorità della politica. Un risultato del quale l’Amministrazione dovrà tenere conto, a partire dal Consiglio comunale che entro tre mesi ha l’obbligo di deliberare in merito.
Oggi le ragioni della scuola pubblica escono rafforzate dal referendum di Bologna: i diritti contano, i cittadini contano.
Questo risultato è nell’interesse di tutti e del modello di convivenza e di civiltà che la nostra città ha sempre avuto. Bologna non ci sta a lasciare fuori qualcuno dalla scuola pubblica e si riprende il suo ruolo di avanguardia, lanciando un messaggio al Paese: la scuola di tutti, laica e gratuita, è un bene comune e deve rimanere un diritto come sancito dalla nostra Costituzione"
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