Perché 5 è meglio di 4

A proposito della riduzione di un anno delle durata dei corsi secondari, vorrei esprimere il mio parere evidenziando alcuni svantaggi ed inconvenienti connessi a questo eventuale provvedimento. Il re della banalità Massimo Catalano avrebbe detto: “È molto meglio fare 36 ore la settimana per 5 anni, con docenti giovani e prospettive di lavoro future, che 32 ore per 4 anni con docenti di settant’anni e restare disoccupati”. Sembra una battuta, ma è proprio così.
Un anno in meno si tradurrebbe, nella maggior parte dei casi, in meno studio, meno formazione, meno competenze e minori possibilità di lavoro. Che senso ha far terminare un anno prima per diventare disoccupati in anticipo? Sarebbe molto meglio, ad esempio, fare un anno finale di tirocinio o stage aziendali in Italia o (meglio) all’estero. Io credo che la conclusione anticipata dei corsi di studio si possa pensare come una possibilità offerta da una scuola flessibile che valuta i crediti degli studenti e permette loro di “saltare” una classe; insomma, darei la possibilità di terminare in anticipo a chi dimostra di aver raggiunto gli obiettivi prefissati (attualmente è già possibile per gli alunni del quarto anno che, in determinate condizioni, possono sostenere l’Esame di Stato). D’altra parte, soprattutto nell’istruzione tecnica e professionale, le ripetenze sono molto frequenti e quasi tutti gli alunni terminano ben oltre i 19 anni teorici. Inoltre, c’è un problema che nascerà quando, nello stesso anno, le classi quinte dei vecchi ordinamenti e le classi quarte dei nuovi cicli “ridotti” affronteranno l’Esame di Stato. Sarà un anno in cui ci saranno il doppio dei candidati, il doppio delle commissioni, il doppio dei commissari e dei presidenti; è prevedibile che ci saranno enormi problemi organizzativi. Bisogna anche considerare che gli alunni respinti l’anno precedente nelle classi quarte del vecchio ordinamento frequenteranno le “nuove” classi quarte e avranno la possibilità di diplomarsi esattamente come i loro compagni promossi in quinta. Insomma, ci sarà un anno in cui essere respinti non produrrà alcun effetto (speriamo che gli alunni non se ne accorgano!). Con la riduzione di un anno si risparmierebbe sicuramente una bella sommetta, questo sì, ma i pasticci sarebbero assicurati ed i risultati affatto scontati.
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