La quotidianità del XXI secolo è ormai diventata uno specchio di ciò che accade sui social: vite perfette e felici in cui sbagliare è un reato. Ne sa qualcosa la generazione X che sui social ci è nata e ci passa la maggior parte delle ore libere (e non solo). Questo mondo irreale dove tutto è perfetto, però, è abitato da esseri umani che sbagliano, cadono e provano a rialzarsi, a volte riuscendo subito, altre dopo tanto tempo. Ma perché molti giovani sono ossessionati dalla paura di sbagliare? Ne parla la dott.ssa Marcella Mauro, psicologa dell’apprendimento presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Domodossola a Milano e specialista del centro Psico Medical Care di Humanitas.
La psicologa Mauro oltre a spiegare alcuni processi che si innescano nel cervello degli esseri umani quando si commette un errore, consiglia anche delle strategie agli insegnanti da adottare nel processo educativo degli studenti.
La dott.ssa dà una connotazione positiva allo sbaglio: “L’errore ha un ruolo importante: è normale, positivo ed utile. Normale perché fa parte dell’esperienza e dell’attività dell’essere umano; positivo perché con la sua correzione permette di far giungere il soggetto a conoscenze più prossime alla verità; utile perché lo mette in condizione di imparare dagli errori”.
Secondo alcuni studi, svolti dallo psicologo Jason Moser e il suo gruppo (Moser et al., 2011), quando commettiamo un errore le sinapsi si attivano. Una sinapsi è un segnale elettrico che si muove tra le parti del cervello quando si verifica un apprendimento. E ciò accade senza dover essere consapevoli di aver commesso quel dato errore: il cervello si accende e cresce anche se non ne siamo consapevoli, perché è un momento di contrasto cognitivo.
Seconda la psicologa Marcella Mauro “gli errori che gli studenti compiono si accompagnano spesso a emozioni sgradite; quando l’errore causa dolore, stress, paura, l’emozione che proviamo ci mette in uno stato di alert che ci dice di scappare a gambe levate invece di affrontarlo e modificarlo”.
E continua: “Gli stimoli provocati dalle emozioni vengono elaborati dai centri sottocorticali dell’encefalo (amigdala) e avviano delle reazioni neuroendocrine che hanno appunto la funzione di farci percepire una situazione di allarme. Per questo motivo possiamo avvertire delle modificazioni nel nostro corpo, come il battito accelerato, la sudorazione, il tremore. Le nostre memorie registrano tutto. Se per un mio errore, durante un’interrogazione a scuola, ho sperimentato la fiducia e l’incoraggiamento da parte dell’insegnante, sarò più propenso a continuare lo studio e riprovare. Se invece mi sento giudicato e sperimento paura e senso di impotenza, dalla mia memoria arriverà il messaggio contrario: questa situazione e questi errori ti fanno stare male, scappa”.
La dottoressa punta il dito contro il sistema educativo scolastico: “Dovrebbe rivalutare l’errore e il diritto di sbagliare perché gli errori sono i nostri più grandi correttori del futuro. L’analisi qualitativa dell’errore ci indica la direzione da prendere. In questo senso, nella scuola, riconosce l’importanza dell’errore è fondamentale. Se la valutazione invece si basa sul risultato finale e non sul processo, se l’errore è legato al giudizio, se dall’errore andiamo alla ricerca del colpevole o della patologia, non riusciremo mai a trovare la strada giusta. Tra docente e studente dovrebbe crearsi quell’ alleanza che infonde coraggio, che attiva le risorse di base per affrontare le difficoltà e superarle, che fa sentire di non essere soli”.
Di seguito riportiamo integralmente le strategie elaborate dalla dott.ssa Marcella Mauro.
1. Riconoscere che la paura è reale
La paura del fallimento è radicata. I ricercatori sanno che quando gli studenti con l’ansia matematica incontrano i numeri, per esempio, “si attiva un centro della paura nel cervello, lo stesso centro della paura che si illumina quando la gente vede serpenti o ragni”.
La paura di essere riconosciuti come incompetenti può portare a sentimenti di inadeguatezza, agitazione o ad atteggiamenti di evitamento.
Per superare la paura nelle nostre classi, dovremmo identificarla, condividerla e provare a sostituire i pensieri distruttivi. Per esempio, dovremmo imparare a sostituire il pensiero “sono stupido” con un altro pensiero più funzionale “sto imparando, è normale fare errori”.
2. Lavoro nella zona di sviluppo prossimale
Ottenere risposte corrette non riflette necessariamente un autentico apprendimento a lungo termine. Sarebbe utile lavorare con gli studenti su situazioni problematiche che non prevedano una sola risposta corretta ma aperta, in modo che esplorino più soluzioni, attingendo e creando connessioni con le conoscenze precedenti.
Trovare più soluzioni significa trovare anche più strade da percorrere, corrette o sbagliate che siano: l’importante è capire come e perché alcune sono sbagliate, approfondendo la loro comprensione dell’argomento.
3. Sfruttare la passione e la curiosità
Ogni esplorazione nell’ignoto, sia che si tratti di visitare un nuovo paese o di assaggiare cibi sconosciuti, spinge il cervello ad accettare l’incertezza. Le aree del cervello che sono attive quando le persone si confrontano con nuove idee o affrontano sfide creative si illuminano anche quando assumono rischi calcolati.
Quando gli studenti lavorano su cose nuove, che li interessano e li appassionano, sono molto più propensi a tollerare gli errori.
4. Correggere meno e discutere di più
Correggere ogni errore in classe può essere soffocante, non solo per gli studenti ma anche per l’insegnante. Si potrebbe concedere più tempo alla condivisione delle strategie utilizzate per affrontare il compito, alla valutazione tra pari utilizzando guide condivise in classe. Sarebbe importante creare un ambiente scolastico meno giudicante, in cui gli studenti si sentano incoraggiati a sperimentare e a correre rischi.
Iniziando dalle piccole cose come :
· Smettere di segnare gli errori nei test e nei compiti senza spiegare perché sono sbagliati. Fornite spiegazioni per aiutare lo studente a capire cosa è andato storto e come risolverlo. Una grande X rossa non è sufficiente.
· Dare agli studenti la possibilità di correggere gli errori e di rifare il lavoro. In questo modo gli errori diventano opportunità di apprendimento. A questo proposito il miglioramento deve diventare un fattore significativo nel processo di valutazione. Più uno studente si corregge e migliora, più alto sarà il suo voto.
· Partire da ciò che è giusto. Se un insegnante chiede: “Qual è la montagna più alta d’Italia?” e uno studente risponde: “Il Monte Cervino “, invece di dire: “Ti sbagli”, provate a dire: “Il Cervino è una montagna, hai ragione. Tuttavia, non è la più alta”. Cerchiamo di prendere in considerazione altre risposte.
L’errore deve essere percepito per ciò che è realmente, un’opportunità di miglioramento e un elemento indispensabile per imparare.
Sappiamo che la vita è una sfilata continua di incidenti e sorprese su cui abbiamo poco o nessun controllo. Tuttavia, quando troviamo un modo per risolverli o accettarli, impariamo dal percorso e non solo dal risultato.
L’intera umanità si è evoluta e continua a costruire sugli errori commessi dai nostri predecessori nella storia. Tutti i progressi della “scienza e della civiltà odierna non sarebbero possibili senza gli errori commessi, il loro riconoscimento e il loro superamento”.
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