La forza contrattuale degli insegnanti, malgrado essi siano iscritti ai sindacati ma per motivi prettamente di consulenza, deriva anche dal fatto che il reddito dell’ insegnante in pratica è il secondo reddito familiare che fa cumulo con il reddito del marito spesso più alto.
Oppure l’altro reddito, quello del marito, è così alto che il reddito dell’ insegnante può essere anche basso, in questi casi le insegnanti sono più attente agli orari, alla sede di servizio, all’ambiente che allo stipendio.
Diverso il discorso dei monoredditi insegnanti single, separati, divorziati, con figli da mantenere, con mariti disoccupati o sottoccupati o mogli che non lavorano, per queste persone il reddito d’ insegnamento (1300/1400 euro) supera di 300 euro il livello di povertà, se poi questi insegnanti si devono mantenere fuori dalla città di provenienza allora si sfiora la soglia della povertà.
Per questa ragione si sta arrestando il flusso di docenti dal Sud al Nord, non ci sono più le famiglie di provenienza a poter mantenere il docente supplente o neoimesso in ruolo.
La situazione economica familiare degli insegnanti è ancora molto eterogenea e questo a mio avviso è il motivo della loro passività e indifferenza nei confronti degli aumenti contrattuali, questa è una delle ragioni dell’individualismo e del fatto che non possiamo definire gli insegnati una categoria perché essi hanno un reddito familiare differente e stili di vita diversi a partire da come trascorrono il tempo libero e le vacanze.
Basta osservare il cortile di una scuola e le auto da cui gli insegnati scendono o su Facebook le foto delle loro vacanze estive 2024.
Libero Tassella (Scuola Bene Comune)
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