Apprendiamo della Vostra richiesta di incontro al MIUR programmata per il prossimo 20 Ottobre per rivendicare, giustamente, la stabilizzazione di coloro i quali prestano servizio con contratto di Co.Co.Co. nell’Università e nella Ricerca in quanto, vigendo dal 1° gennaio 2017, per effetto del Decreto Legislativo 81/2015 (Jobs Act), il divieto di stipulare contratti di collaborazione nelle pubbliche amministrazioni, il futuro di questi sfortunati lavoratori e delle loro famiglie è sempre più drammaticamente incerto.
L’impegno profuso dalle organizzazioni sindacali in indirizzo è lodevole, ma a questo Comitato viene spontaneo chiedersi se e perché l’urgenza debba riguardare solo coloro i quali prestano servizio nel comparto dell’Università e della Ricerca come Co.Co.Co., magari da qualche anno, e perché non deve riguardare anche i lavoratori che prestano servizio ininterrottamente da 27 anni nel comparto dell’Istruzione, garantendo il funzionamento delle segreterie scolastiche, prima da Lavoratori Socialmente Utili e poi da 16 anni con contratto Co.Co.Co. di cui al D.M. 66/2001.
Possibile che nessuno si preoccupa di quell’altro migliaio di sfortunati lavoratori e famiglie che da 16 lunghi anni lavorano per lo Stato senza TFR, senza tredicesima, con una parziale contribuzione previdenziale alla Gestione Separata dell’INPS che riconosce una misera pensione, senza la possibilità dell’accesso al credito, senza tutele in caso di gravi patologie e terapie salvavita ed altre assimilabili?
Possibile che non percepiate la gravità della disparità di trattamento pattuita e messa in atto con il MIUR nell’applicare la valutazione del servizio prestato con contratto di Co.Co.Co. per l’inserimento nelle graduatorie ad alcuni, mentre avete consentito che ci si escludesse da tale valutazione ed inserimento dal 2001 ad oggi?
Possibile che è stato permesso, in tutti questi anni, di escludere i lavoratori Co.Co.Co. di cui al D.M. 66/2001 da ogni forma di stabilizzazione?
Possibile che si è arrivati addirittura a escludere una branca importante del Ministero facendo “scomparire” nella vostra richiesta uno dei suoi comparti più importanti e complessi, cioè l’Istruzione, per essere liberi di poter difendere, all’interno di una stessa categoria, solo quella parte di lavoratori che più vi aggrada dimostrando così, ancora una volta, che per i sindacati i Co.Co.Co. di cui al D.M. 66/2001 sono lavoratori diversi da non tutelare e per i
quali 27 lunghi anni di precariato non sono ancora sufficienti per rivendicare una stabilizzazione?
In 16 anni sono state salvaguardate solamente le immissioni in ruolo del personale delle graduatorie ATA con la sistematica esclusione dei lavoratori Co.Co.Co. D.M. 66/2001 lasciandoli ad un futuro di povertà certa, e non solo, la condizione lavorativa dei Co.Co.Co. viene aggravata ulteriormente dai trasferimenti del personale ATA di ruolo su posti in organico inesistenti.
Infatti accade che in alcune istituzioni scolastiche dove non c’è alcun posto libero per l’annualità corrente ma c’è un posto in organico regolarmente accantonato per i Co.Co.Co. in servizio, vi viene trasferito una unità di ruolo pur non essendoci il posto disponibile (con danno erariale e con falso in organico) come conseguenza i 2 lavoratori Co.Co.Co. che hanno il posto accantonato per il corrente anno, il prossimo anno saranno costretti alla mobilità perché
quel posto è stato occupato da un trasferimento non dovuto. E’ corretto quanto avviene?
Tutto ciò determina la totale indifferenza verso la nostra problematica lavorativa, negli anni abbiamo ascoltato le promesse di coinvolgimento in una ipotetica stabilizzazione, nei fatti però siamo stati sistematicamente esclusi da tutto e da tutti.
Anche noi abbiamo il diritto di rivendicare la nostra stabilizzazione, non è ammissibile che una organizzazione sindacale e il MIUR applichino il distinguo “figli e figliastri”, il Ministero è anche dell’Istruzione oltre che dell’Università e della Ricerca.
Siamo tutti lavoratori in attesa di giudizio e noi, in particolare, lo siamo da ben 27 anni, di cui 16 da Co.Co.Co., gli unici in Italia sfruttati ed esclusi da ogni forma di stabilizzazione, con 890 famiglie alle spalle, abbandonate da 27 anni al proprio angoscioso destino, purtroppo noi non godiamo dei benefici della legge 564/96.