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Perché il Ministero lascia le scuole in reggenza e non nomina i dirigenti scolastici in attesa?

Si sente molto spesso parlare delle numerose reggenze di dirigenti scolastici che ci sono nei vari istituti scolastici sparsi in tutto il territorio italiano. Molto spesso le notizie riportate dagli organi di stampa non sono corrette o, quanto meno, non fotografano la realtà effettiva.

La legge 111/2011 prevede che possano essere assegnati dirigenti scolastici (Ds) e direttori dei servizi generali ed amministrativi (Dsga), con incarico a tempo indeterminato, esclusivamente alle istituzioni scolastiche autonome costituite con un numero di alunni superiore a 600 unità, ridotto fino a 400 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche. Queste sedi vengono dette “normodimensionate”.

Quelle con un numero di alunni inferiori ai predetti limiti (dette “sottodimensionate”) sono costrette a condividere il Ds e il Dsga con un’altra scuola, in situazioni spesso insostenibili.

Con la legge 128/2013 è stata salvaguardata la prerogativa delle regioni di programmare la rete scolastica sul territorio, non rigidamente vincolate alle predette cifre, ma la legge 111/2011 non consente allo Stato di assegnare alle scuole al di sotto dei suddetti parametri un Ds e un DSGA titolari.

Le leggi di Bilancio 178/2020 e 234/2021 hanno ridotto i predetti limiti (per i soli anni scolastici 2021/22 – 2022/23 – 2023/24) a 500 e 300 e hanno stanziato un totale circa 120 milioni di euro per assegnare i dirigenti scolastici alle sedi il cui numero di alunni fosse compreso tra 500 e 600 (per quelli in deroga compreso tra 300 e 400). Queste sedi vengono dette “neodimensionate”.

Questi fondi non sono stati mai utilizzati nonostante ci siano ancora vincitori presenti nella graduatoria di merito al concorso per dirigenti scolastici emanato nel 2017. Pertanto, nel presente a.s. 2022/23, ci sono 8.136 sedi scolastiche (7.500 sedi normodimensionate e 636 sottodimensionate) a fronte di 7.172 dirigenti scolastici. Per fare degli esempi in Lombardia ci sono 131 sedi scolastiche normodimensionate in reggenza, in Veneto ne sono 67 ed in Emilia Romagna 40.

In pratica le numerose reggenze che vengono assegnate nelle varie regioni italiane sono dovute alla scelta del Ministero dell’Istruzione e del Mef di non assegnare ulteriori dirigenti nonostante un’ennesima legge all’uopo emanata (la n. 79/2022) e la presenza di concorrenti vincitori ancora presenti in graduatoria.

Per questo non si comprende per quale motivo si continui ad asserire che occorrono dirigenti mentre il Ministero si ostina a non nominare dirigenti scolastici lasciando numerose sedi in reggenza non utilizzando i fondi messi a disposizione dalle leggi di bilancio.

Al contrario, per conseguire ulteriori risparmi nella spesa pubblica, tali parametri sono stati portati a 900/1000 dalla legge di bilancio del 2023.

Si dimentica che la scuola non è una partita doppia: le classi pollaio, le reggenze, la riduzione dei servizi scolastici di prossimità, l’enorme fatica di trovare docenti per gli istituti delle piccole isole o dei comuni montani, le carenze riguardanti il sostegno e il relativo personale docente specializzato diventano un costo per la società perché provocano povertà educativa, dispersione scolastica ecc. Al contrario un equilibrato dimensionamento scolastico (previsto dall’art. 1 D.P.R. n. 233/98) era finalizzatoal conseguimento degli obiettivi didattico pedagogici programmati, mediante l’inserimento dei giovani in una comunità educativa culturalmente adeguata e idonea a stimolare le capacità di apprendimento e socializzazione.

Aggiungo che è una politica miope quella di non investire nella scuola e utilizzare i risparmi derivanti dalla denatalità per far fronte alle necessità ordinarie. È importate, invece, potenziare il welfare per permettere alle famiglie di far vivere i ragazzi in ambienti sereni dove viene conciliato il lavoro con la maternità e/o paternità ed impegnare maggiori risorse nella scuola per dare alle nuove generazioni gli strumenti e le competenze per affrontare le sfide del futuro. Se non si fa questo l’Italia ha già perso in partenza.

Il presidente dell’associazione

Dirigenza e Mondo Scuola

Giovanni Tosiani

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