Benché smentito da un decennio, non accenna a diminuire l’entusiasmo per la presunta superiorità del sistema scolastico finlandese rispetto a quello italiano. Cavalca questo entusiasmo chi vuole “digitalizzare” a tutti i costi l’intera “filiera didattica” del nostro Paese: quasi bastasse la tecnologia a superare qualsiasi problema della Scuola.
Bisogna intanto ricordare che i risultati scolastici nel Nord italiano ci avvicinano molto quelli finlandesi; la media italiana scende semmai a causa delle scuole del Sud. Ciò dimostra però che il problema della Scuola italiana non sono tanto le metodologie, quanto la situazione sociale (e gli scarsi finanziamenti pubblici, soprattutto al Sud) in cui la Scuola italiana opera.
Tuttavia, ammesso (e non concesso, come vedremo più avanti), che la Scuola finlandese sia davvero migliore di quella italiana, cerchiamo di capirne i perché. Anzitutto in Finlandia è difficile diventare insegnanti: solo un candidato su dieci supera i durissimi concorsi. Conseguenza: i docenti sono consapevoli di sé. Ciò li rende più forti e meno timorosi nel sostenere le proprie opinioni di fronte ai superiori. Il docente finlandese medio ha il coraggio di esprimere disaccordo di fronte a direttive che non condivide, e non accetta di divenire un “don Abbondio” (né una “donna Abbondia”!) incline al quieto sopravvivere.
Perciò il docente finlandese è molto considerato in patria e gode di un notevole prestigio sociale, che ancor più alimenta la sua autostima e forza interiore. I finlandesi sanno bene che diventar docenti è difficile, e che è difficoltoso insegnare; stimano pertanto i docenti (anche grazie al livello culturale medio della Finlandia, che è uno dei più alti al mondo).
La differenza più evidente con la Scuola italiana è poi lo stipendio dei docenti. Il docente finnico già guadagna in media dai 3.000 ai 4.000 euro. Gli incarichi aggiuntivi possono però portare la sua retribuzione a 6.000 euro. Il che aumenta ulteriormente la considerazione sociale verso chi insegna.
La maternità delle docenti è tutelata molto più che da noi: 320 giorni di permesso retribuito, 14 mesi da suddividere tra i genitori. La gravidanza dà inoltre diritto ad altri 40 giorni di indennità prima che inizi il pagamento dell’assegno parentale. Latte in polvere, tiralatte e pannolini sono pagati dallo Stato. Sanità, scuola, mensa e libri scolastici sono totalmente gratuiti. Il che significa più figli, più alunni nelle scuole e tenuta demografica.
Il tempo scuola è anche pomeridiano (mentre da noi i tagli hanno quasi annullato tempo pieno e prolungato). Tutto il lavoro di apprendimento si concentra a scuola e i compiti si fanno scuola. A casa al massimo si studiano alcuni contenuti da memorizzare. Il docente, dunque, è il centro della Scuola, il suo pilastro portante.
Bassissima (rispetto all’Italia) l’età media dei docenti: il 57% non supera i 50 anni (da noi, all’opposto, il 58% è ultracinquantenne); il 7% non arriva ai 30 anni (da noi è l’1%).
In Finlandia nessuna classe somiglia a un pollaio: le classi non superano i 20 alunni (le scuole i 300), hanno docenti di sostegno per tutto il tempo scuola se necessario, sono coadiuvate da assistenti sociali e sostenute da psicologi sempre presenti e preparati. Gran parte delle lezioni si svolgono in laboratorio, e le classi si spostano spesso tra aule diverse, onde ricaricare l’attenzione degli allievi. La violenza contro gli insegnanti è molto rara, tanto da far notizia e scalpore. La società finlandese, d’altronde, non è competitiva, ma collaborativa, diversamente dalla tendenza italiana degli ultimi 40 anni.
Spesa pubblica per la Scuola: 4,1% del PIL nel 2021 in Italia, Finlandia 5,6%. Eppure il PIL finnico, a parità di potere d’acquisto, vale meno della metà del PIL del solo Nord-ovest italiano.
Edilizia scolastica: in Finlandia edifici accoglienti, luminosi, attrezzati per lo svago, le attività di ricerca, gli esperimenti e i giochi didattici. I ragazzi sono autonomi, stanno spesso senza insegnanti e la vigilanza non è rigorosa come in Italia: tutto si vive con maggiore serenità. Le scuole dell’obbligo sono tutte pubbliche: la scuola privata in Finlandia praticamente non esiste e non è finanziata dallo Stato né dagli enti locali.
Tutto ciò premesso, è proprio certa la superiorità della Scuola finlandese? Come messo in luce da Andrea Toscano (storico giornalista de La Tecnica) negli ultimi decenni il modello finlandese ha mostrato tutti i propri limiti, scendendo molto nelle classifiche internazionali. Il compianto professor Giorgio Israel (epistemologo, matematico e storico della scienza) già nel 2011 metteva in guardia dal sopravvalutare quel che definiva “il bluff della matematica finlandese”, sottolineando che «con la matematica propriamente detta ha in comune soltanto il nome», perché «serve a superare bene i test OCSE-PISA ma ha avuto effetti disastrosi sulla cultura matematica diffusa, oltre che su un declino accertato della conoscenza superiore nelle università e nei politecnici».
Eccellente dopo le riforme del 1972 e degli anni ’80, la Scuola finnica ha iniziato il declino negli ultimi 20 anni, quando ha scelto di basarsi sull’ideologia delle competenze e della digitalizzazione, abbandonando conoscenze e studio.
Al solito, malgrado le mode imperanti, i dati sconfessano i facili (e tendenziosi) entusiasmi: ma il problema dei dati è che bisogna andarseli a cercare, soprattutto quando non interessino chi ad ogni costo vuol far passare la propria visione dei fatti come unica possibile.
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