I lettori ci scrivono

Perché le commissioni del concorso ci hanno umiliato e in alcuni casi rovinato?

Sono Francesca De Martin, insegnante lucchese, rientrata tra gli idonei del concorso ordinario infanzia-primaria ma al momento ovviamente ancora precaria.

Visto che nessuno ha il coraggio di farlo, lo farò io, non ho mai avuto paura di esporre le mie opinioni e di denunciare situazioni inaccettabili. 

Questo concorso ordinario infanzia-primaria è stato uno stillicidio. Tralasciando per un attimo la vergognosa selezione a crocette che ha falciato migliaia di validi insegnanti, sistema creato ad hoc per non assumere i precari ma per lasciarli al margine come papaveri abbandonati a loro stessi ai bordi delle strade o dei binari di una ferrovia di campagna, andiamo direttamente alla prova orale. 

Le commissioni esaminatrici delle varie regioni ci hanno umiliato e in alcuni casi rovinato, ci hanno fatto sentire inadeguati, impreparati, poco intelligenti, antiquati, in pochi minuti hanno mandato in frantumi la nostra autostima con le loro risatine, smorfie, con un fare frettoloso e indisponente, in alcuni casi sono volate parole grosse ma non c’era alcun testimone a nostra difesa perché non ci è stato concesso di far entrare nessuno nella stanza della Santa Inquisizione. 

Ci siamo sentiti carcerati, nudi, violentati in gruppo dal loro atteggiamento, ci hanno penalizzato nei voti, non ci hanno ascoltato, non hanno valutato e neanche guardato il nostro powerpoint con attenzione e professionalità. 

Migliaia di insegnanti sono uscite da quella maledetta fredda aula in lacrime, stanche, sofferenti, derise e sconfitte. Solo tristezza, amarezza e senso di impotenza. Ci dicono che le commissioni ci trattano male perché sono pagate poco, voglio specificare che anche noi insegnanti precari non abbiamo uno stipendio da favola, percorriamo centinaia di km per raggiungere la scuola presso la quale otteniamo l’incarico annuale, non abbiamo la certezza di lavorare l’anno successivo e regolarmente acquistiamo con i nostri pochi spiccioli materiale didattico per far lavorare i bambini con disabilità ma questo non ci spinge a maltrattare i nostri alunni, non sono di certo loro la causa del nostro male, li amiamo come se fossero i nostri figli. 

Ogni mattina, prima di entrare in classe, indossiamo la maschera della felicità, sfoderiamo il nostro sorriso migliore per dare serenità a bambini che spesso vivono situazioni di disagio e di degrado. 

Ognuno nel proprio lavoro porta la propria anima, evidentemente in troppe commissioni c’erano insegnanti e dirigenti prive-i di empatia e di umanità che hanno sfogato la propria frustrazione su persone innocenti come noi. Che si facciano un esame di coscienza e non è una questione di voto. Ci hanno trattato come bestie da condurre al macello, con disprezzo e aria di superiorità. Da questa esperienza abbiamo imparato una cosa: in classe, con i bambini, non saremo mai come loro. 

Grazie per averci insegnato ad essere migliori. 

Francesca De Martin

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