Uno dei temi ricorrenti nel mondo della Scuola è quello della bassa percentuale di ragazze che dopo il diploma scelgono di iscriversi in facoltà scientifiche. Ebbene, la caccia ai responsabili di questa sotto rappresentazione del genere femminile in discipline come la matematica o le scienze è finita, i presunti colpevoli sono stati scovati. Almeno, secondo l’Accademia francese delle Scienze, storica e rinomata istituzione fondata da Colbert nel 1666, sessant’anni dopo l’Accademia dei Lincei di Roma e a pochi anni di distanza dalla Royal Society di Londra. Il parere qualificato dell’Accademia è stato reso pubblico, nero su bianco, nell’ultimo Rapporto pubblicato il 18 giugno scorso: “Sciences: où sont les femmes?”
Già, dove sono le donne, si chiedono gli accademici francesi riprendendo il titolo di una popolarissima canzone di Patrick Juvet della fine degli anni Settanta? Solo che, mentre il testo della canzone era decisamente anti femminista (insulti e contumelie non mancarono da parte del Movimento di Liberazione delle Donne), il Rapporto vuole mettere in evidenza che la parità uomo-donna, in campo scientifico, non è ancora stata raggiunta.
Ma torniamo ai “colpevoli” di tutto ciò, o per meglio dire, alle “colpevoli”. Sì, perché il corpo docente della scuola primaria, in Francia – come del resto in Italia e un po’ dappertutto – è composto al 90% e passa, da donne. E sono proprio loro, le insegnanti della scuola primaria, l’anello debole della catena. Secondo l’Accademia delle Scienze, infatti, la poca propensione delle ragazze verso gli studi scientifici sarebbe il risultato della carente formazione in ambito scientifico delle maestre. Nel Rapporto si legge che fino alla riforma attualmente in corso d’opera, la stragrande maggioranza dei docenti della primaria entrava in ruolo dopo avere ottenuto una laurea, raramente scientifica, seguita da un corso di formazione quasi del tutto privo di insegnamenti scientifici. La difficoltà delle maestre a insegnare matematica e scienze trasmette dunque, secondo l’Accademia, un’immagine negativa di queste discipline, soprattutto presso le bambine, che devono parallelamente affrontare altri stereotipi di genere. A cominciare, ad esempio dai manuali scolastici che, sempre secondo la veneranda istituzione francese, sarebbero privi di immagini, disegni o foto in cui spicchino scienziate. La sola a essere rappresentata pare che sia Marie Curie, la due volte premio Nobel che addirittura, a detta degli estensori del Rapporto, sarebbe un esempio controproducente, visto che viene ritratta in camice nero e volto austero. Insomma, in una parola, respingente.
Sono diciassette, alla fine del Rapporto, le raccomandazioni che l’Accademia rivolge ai politici, alla comunità scientifica, alla stampa e a tutti i decisori che, in questo ambito, hanno un ruolo da giocare: garantire una maggiore visibilità alle donne scienziate, accompagnare e sostenere il percorso universitario delle donne nelle facoltà scientifiche, combattere contro le violenze di genere a scuola e tante altre ancora. Ma la prima, la più importante di tutte è quella di garantire una formazione scientifica adeguata ai futuri docenti della scuola primaria e, più in generale, a tutti i docenti durante tutto il loro percorso professionale.
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