Ho letto l’articolo, che giudico interessante anche se carente nelle possibili risposte ad una tematica che ritengo molto importante.
Limitarsi a riportare UNA “opinione” senza spaziare in altri “settori” per verificare l’esistenza di altre “considerazioni”, mi pare voler sminuire un argomento molto complesso.
Io NON sono uno specialista, ma per il mio particolare lavoro (Esperto di Organizzazione Aziendale) sono sempre stato a contatto con molte, moltissime donne, di tutte le età, estrazioni sociali ed a livelli lavorativi dalle operaie alle dirigenti fino alle manager.
Per me era un “dato di fatto” che quando avevo a che fare con donne, dovevo esprimermi e spiegare diversamente da come facevo con gli uomini, proprio perché le donne “vivono” e “sentono” il mondo in modo diverso dai maschi.
In sintesi : se i maschi preferiscono la concisione e l’uso preciso dei termini terminando con poche e brevi frasi un concetto, le donne preferiscono “avvicinarsi” al concetto con affermazioni di ampio respiro e precisando pian piano i termini ed il concetto.
Questo NON significa ASSOLUTAMENTE che le donne sono meno intelligenti, o capiscono meno, o sono più stupide degli uomini, è solo perché le donne sono “fatte” per percepire la realtà in modo diverso dall’uomo.
In definitiva l’uomo va dritto all’obiettivo, spesso non curandosi delle sfumature, la donna arriva un po’ dopo all’obiettivo però prendendosi cura anche delle sfumature.
Quale delle due tecniche è la migliore?
Personalmente ritengo che nessuna delle due sia migliore dell’altra, e che ci sono ambiti in cui è meglio la prima ed ambiti in cui è meglio la seconda.
Ad esempio, pensiamo ai nostri antichi progenitori con gli uomini che dovevano coordinarsi per cacciare un animale molto più forte di loro, la brevità dei comandi e la velocità di esecuzione, facevano la differenza tra la vita e la morte. Nelle caverne o nei villaggi dove, invece, le donne dovevano convivere a stretto contatto con bambini di tutte le età e vecchi da curare, la priorità era districarsi tra mille necessità che potevano anche diventare occasioni di ostilità e contese, con il pericolo di distruggere l’armonia e la possibilità di sopravvivenza.
Ma c’è un’altra considerazione più importante.
Io ritengo che se la NATURA ha differenziato non solo il “corpo fisico” tra l’uomo e la donna, ma anche tutto l’aspetto sentimentale e razionale, un motivo ci deve essere, e basta veramente poco per capire che questo motivo è (sembra paradossale ma non è così) lo stesso motivo della differenziazione sessuale e cioè L’ARRICCHIMENTO DELLA SPECIE attraverso l’incontro tra individui che hanno delle differenze di base consistenti ma che poi hanno la possibilità DI ARRICCHIRSI VICENDEVOLMENTE NELLA COPPIA (magari anche momentanea) che si viene a formare.
Per capire quanto questo arricchimento, dovuto alla “diversità di base” fisica, mentale, spirituale e sentimentale, sia INDISPENSABILE basta una sola considerazione : il SAPIENS è l’unica specie del genere HOMO che è sopravvissuta e non si è estinta!!!
E, approfondendo, si capisce molto bene che anche la socialità (fattore principe della sopravvivenza del Sapiens) e la civiltà, è legata molto al “fattore femminile” ed alla sua capacità di creare legami ed interazioni “multiple” all’interno di una organizzazione.
Tornando al tema del nostro articolo, la domanda diventa: MA PERCHE’ UNA DONNA DEVE SNATURARSI per una formazione che non le è congeniale, invece CHE SENTIRSI COMPLETA seguendo la sua natura?
Di più: quanto è pericoloso per il futuro dell’uomo, avere donne fatte ad immagine e somiglianza del maschio, QUANDO E’ STATA LA “ESSENZA” FEMMINILE a salvare il Sapiens dall’estinzione?
In conclusione: perché rinunciare all’immensa RICCHEZZA DEL MONDO FEMMINILE per costringerla entro degli schemi (parità di genere) che non sono i suoi e dove sarebbero sminuite e non più se stesse???
Alberto Cordioli
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