Il concorso per dirigenti scolastici del 2017 ha dato modo di raggiungere una stabilità a tantissime Istituzioni scolastiche, specialmente nel nord Italia.
Questi nuovi dirigenti, in totale circa 3400, per superare le prove hanno acquisito competenze così solide da riuscire ad affrontare, in questi ultimi due anni emergenziali, un carico di lavoro straordinario mantenendo, seppur con mille difficoltà, le scuole aperte.
Molti di loro, inoltre, accettate le regole del gioco, si sono trasferiti dalla propria regione di appartenenza verso un’altra al fine di servire lo Stato italiano là dove la loro presenza fosse stata necessaria, nonostante nelle regioni di appartenenza ci fossero molti posti disponibili ma non attribuibili alle nuove immissioni in ruolo in quanto scuole ritenute sottodimensione.
Verso questi dirigenti “in trincea” adesso sta maturando un grandissimo torto.
Addirittura moltissimi vorrebbero dimettersi perché lo Stato italiano invece di essergli grato dà vita ad un paradosso immorale e iniquo, proprio nei confronti di coloro che lo hanno servito con “onore e disciplina” si dimostra incoerente ed ingrato.
Il disamoramento professionale è la diretta e inevitabile conseguenza del comportamento politico che ha modificato le regole del gioco punendo ancora una volta questi “servitori“.
All’interno della Finanziaria 2021, nello stabilire nuovi parametri di mantenimento della autonomia scolastica (prima fissata in minimo 600 alunni, ridotti a 400 per le comunità montane o isole), lo Stato farà in modo che tutte le scuole con 500 alunni o 300 nelle comunità montane o isole, avranno un dirigente scolastico e un direttore dei servizi generali e amministrativi creando centinai di posti.
Adesso i “nuovi” posti saranno dati a chi nella graduatoria, ancorché persone preparatissime e competenti, si trova dopo di loro.
Pertanto in questi giorni contattati i vari riferimenti politici stanno, i dirigenti che hanno accettato le regole del gioco, sollecitando il ripristino di un principio di giustizia sociale, un diritto a vivere in famiglia, e stanno proponendo una risoluzione del problema auspicando una sospensione del principio di permanenza triennale dell’incarico e una mobilità straordinaria interregionale sul 100% dei posti vacanti e disponibili.
Tale provvedimento consentirebbe a questi dirigenti di tornare nella propria regione (Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Liguria, fino ad arrivare alla Sardegna) e allo stesso tempo, garantire alle scuole del nordest e del nordovest dirigenti ugualmente preparati, attingendo dalla graduatoria del concorso (circa 897 dirigenti).
Questi dirigenti se saranno costretti a subire questo torto certamente non saranno motivati al cambiamento, all’innovazione; questi dirigenti, in quanto traditi dallo Stato che cambia in corso le regole senza tutelarli, si limiterebbero a vivere il quotidiano perdendo la direzione di senso, la visione del futuro e la possibilità di affermazione del sé.
Ci si chiede in questi giorni saprà il “Governo dei migliori” risolvere questo semplice problema? Vorrà davvero investire nella Scuola per far crescere e sviluppare la nostra società?
La politica si baserà su una visione empatica ed etica? Si userà l’espressione “whatever it takes” per questi servitori dello Stato?
Noi siamo fiduciosi!
Benedetto Lo Piccolo