Qual è il nesso tra scuola e olimpiadi? Lo abbiamo chiesto ad alcuni docenti di educazione motoria, che hanno condiviso i loro punti di vista proprio in concomitanza delle recenti Olimpiadi e Paralimpiadi.
In particolare, Erika Lamberti, docente nella scuola secondaria di secondo grado, ha sollevato una questione molto importante per quanto riguarda l’agonismo e la competizione che a scuola assumono una connotazione negativa: “Sarò un poco impopolare o controcorrente, ma uno dei valori che più difendo è proprio quello dell’agonismo e della competizione, che troppo spesso vengono vestiti con abiti negativi, visti quasi come parolacce e concetti da eliminare. La vera inclusione passa da lì. Dal diritto di competere. Tutti gli atleti sognano di vincere. Si allenano per migliorare e soprattutto per gareggiare. Tutti gli sportivi rinunciano a molto pur di tentare di raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati”.
E continua la docente: “alle Olimpiadi non possono arrivarci tutti, così come alle Paraolimpiadi. Vincerà sempre l’atleta, la squadra migliore, più forte, più talentuosa meglio allenata, più motivata. Posso dire che nessun atleta gareggia e compete solo per partecipare. Nessuno. È questo il vero senso dell’agonismo. Gareggiare per esprimersi al massimo. Dare il proprio meglio. Se poi il meglio che si ottiene da sé stessi coincide con la vittoria allora si corona un sogno. Cerco di insegnare ai miei allievi a dare il massimo, a cercare il loro personale campo da gioco, a non tirarsi indietro dandosi prima per sconfitti”.
“Anche a scuola l’agonismo e la competizione devono esserci e devono riscoprire il loro lato pedagogico – conclude Lamberti -. Devono essere favoriti da noi docenti non per mettere gli allievi in competizione gli uni contro gli altri ma per spronare all’impegno, alla dedizione, al sacrificio a volte, a far emergere le risorse e le potenzialità”.
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