I lettori ci scrivono

Perché sarebbe stato giusto un concorso per “titoli e servizio”

In replica all’articolo della collega S. Mari, desideriamo spiegare perché riteniamo legittimo un concorso per soli titoli e servizio.

Siamo due insegnanti diversamente giovani (rispetto a Silvia) ed abbiamo più di 10 anni di servizio all’attivo nelle graduatorie di III fascia d’istituto.

Anche noi ci siamo svegliati per anni alle 5:00 e preso il treno per frequentare le lezioni universitarie (non potevamo permetterci di vivere stabilmente nella città universitaria ed uno di noi due era sposato). Nonostante la laurea, non abbiamo potuto sostenere i Concorsi del 2012, 2016 e 2018 né frequentare il Pas 2013 per mancanza di requisiti, non di volontà.
Tuttavia, nel 2014 uno di noi ha superato le tre prove selettive ed è entrato all’ultimo ciclo di TFA. Ma poi, per motivi di salute, ha dovuto lasciare il tirocinio ed ora ha una situazione “congelata” che non è più stato possibile “scongelare”, non per propria volontà.

In tutti questi anni abbiamo conseguito certificazioni, frequentato master e corsi di specializzazione post laurea, tutti con esame finale. Poi abbiamo conseguito i 24 CFU, i quali servono anche all’acquisizione delle conoscenze didattico-metodologici e della normativa!

Al contempo abbiamo lavorato nella scuola pubblica con studenti dagli 11 ai 19 anni e nei corsi serali, quelli in cui le lezioni terminano alle 23:40 e si va a dormire dopo mezzanotte. Siamo stati anche segretari nei Consigli di Classe e commissari interni ed esterni agli esami di Stato. Il tutto senza mai ricevere alcuna formazione lavorativa da parte del sistema scolastico: entri in classe e ti ingegni perché, per quanto si studino contenuti disciplinari e teorie sui metodi d’insegnamento, ora come ora, solo insegnando si impara ad insegnare.

Ogni autunno partecipiamo al “toto-nomine”, cambiamo scuola ogni anno (o più volte all’anno), prendendo servizio anche a svariate decine di chilometri da casa. Tutto questo vale anche per i nostri colleghi precari di terza fascia che hanno addirittura uno o più dottorati di ricerca.

In nome di questo investimento di energie e denaro, ci siamo indignati quando ci è stata negata la possibilità di perfezionare la nostra preparazione accedendo all’anno di prova il cui esame orale finale è a tutti gli effetti selettivo. Se così non fosse, verrebbe disconosciuto il valore professionale delle commissioni esaminatrici e la serietà del sistema scolastico in cui noi crediamo ancora.

Siamo profondamente convinti che l’anno di prova con esame orale selettivo finale sia la modalità idonea e la soluzione più urgente per stabilizzare tutti quei docenti che per tanti anni hanno svolto le stesse mansioni e sono stati investiti delle stesse responsabilità dei colleghi di ruolo. Per questo respingiamo energicamente l’idea che, con un concorso per titoli e servizio, saremmo entrati in ruolo “solo per il fatto di avere alle spalle anni di servizio” (cit).

Francesca Perin e Alessandro Agostinelli

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