Sono una giovane docente con 3 anni di servizio, ed in questa sede desidero raccontare la mia esperienza, in modo da giustificare perché ritenga assurda la richiesta di un concorso per “titoli e servizio”, presentata da diversi colleghi precari.
Come scritto sopra, ho appena concluso il mio terzo anno di precariato; sono stati anni difficili, di sveglia alle 5.00 e di interminabili viaggi in treno, dato che sono stata sempre convocata sul cosiddetto spezzone.
Nonostante gli impegni lavorativi, però, sono sempre riuscita a ritagliare uno spazio da dedicare allo studio (prima i 24 Cfu, poi un Master). Tuttavia, la mia attenzione è sempre stata rivolta, comprensibilmente, al concorso straordinario per il ruolo, per il quale sto studiando da mesi e che è atteso da anni.
Ho sofferto e mi sono anche indignata, quando ho letto di una possibile sostituzione del concorso straordinario con un farlocco concorso per “titoli e servizio”; in pratica, una “sanatoria”.
Sì, perché i colleghi in questo modo sarebbero entrati di ruolo solo per il fatto di avere alle spalle anni di servizio, con la pretesa di non svolgere nessuna prova: il tutto andrebbe a penalizzare chi di anni di anzianità ne ha pochi (3, 4) e spianerebbe la strada a colleghi che, in 10 anni, non hanno mai superato una selezione, sebbene le possibilità non siano certo mancate (ricordo il Concorso 2012, il Pas 2013, i TFA 2012 e 2014 ed i Concorsi 2016 e 2018).
Ritengo quindi giusto che lo straordinario abbia una prova selettiva in entrata, cosicchè i colleghi possano dimostrare le loro competenze acquisite durante gli anni di precariato, senza precludere ai più giovani la loro possibilità.
Ho studiato mesi per questo concorso, ed ho il diritto di giocarmi le mie carte.
Silvia Mari
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