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Perché un nuovo concorso per dirigenti scolastici?

Come si può pensare di bandire un nuovo concorso DS con tutte le criticità e i contenziosi pendenti di fronte alla Corte Costituzionale che ancora si trascina quello precedente? Se i ricorrenti del concorso 2011 dovessero avere ragione mentre si espletano nuove prove concorsuali, quali posti andrebbero ad occupare?

E’ legittimo pensare che ciò potrebbe provocare un’ulteriore serie di contenziosi o, nella peggiore delle ipotesi, la richiesta di risarcimento per un numero indeterminato di ricorrenti o la compromissione di diverse posizioni dirigenziali già consolidate.

La gravità della situazione è tale per i molteplici ricorsi amministrativi avverso le irregolarità procedurali del concorso del 2011, definito da più parti, uno dei peggiori concorsi nella storia della scuola italiana. A mero titolo di esempio, vale la pena ricordare tra le innumerevoli “anomalie” dello stesso, l’espulsione di candidati scoperti a copiare durante gli scritti poi ‘magicamente’ ammessi agli orali, o gli elaborati corretti e ‘congelati’ (come ricordano i candidati pugliesi del famoso “verbale 10”), ricorretti dalla stessa commissione che, ovviamente, ha confermato le valutazioni, o tempi di correzione e valutazione degli elaborati da fare concorrenza a Speedy Gonzales.

Inoltre, è nota ai più, l’ordinanza del Consiglio di Stato n. 3008 del 21 giugno 2017 che ha posto la questione della legittimità costituzionale dei commi dall’87 al 90 dell’art. 1 della Legge n.107 del 13 luglio 2015 e della conseguente disparità di trattamento, in subordine alla legittimità degli stessi. Il Consiglio di Stato, chiamato in causa per esprimersi sulla vicenda, con la citata ordinanza, ha rimesso la questione nelle mani della Corte Costituzionale che ancora non si è espressa in merito.

E’ incomprensibile il perché la Legge 107 abbia favorito un provvedimento che ha consentito solo ad alcuni di accedere ad una procedura riservata per diventare Dirigenti Scolastici. Sono infatti stati considerati solo i soggetti in possesso di determinati requisiti che hanno partecipato al concorso per dirigenti scolastici del 2004 e del 2006, dimenticando i ricorrenti del concorso 2011 in possesso dei medesimi requisiti. Ciò ha generato una evidente disparità di trattamento e un giustificato risentimento da parte di questi ultimi.

I ricorrenti del Concorso 2011, in possesso dei requisiti riconosciuti ai loro colleghi dei concorsi precedenti, sono visibilmente indignati e delusi e si sono riuniti da tempo in comitati nazionali per richiamare l’attenzione di interlocutori autorevoli ai quali sottoporre legittime domande e richieste di impegno per risolvere la situazione.

Purtroppo i pochi incontri che sono riusciti ad ottenere non hanno portato a niente, ovvero non hanno determinato alcun impegno concreto per la soluzione del problema. L’impressione, piuttosto evidente, è che sia la componente politica che quella tecnica del M.I.U.R., pur consapevoli della disparità creata con i suddetti commi della Legge 107/2015, non abbiano alcuna intenzione di assumersi le giuste responsabilità per porre rimedio all’evidente pasticcio.

Nel frattempo le scuole italiane hanno ormai iniziato un nuovo anno scolastico trascinandosi nell’annoso problema delle reggenze. Pur riconoscendo la criticità dell’attuale momento politico, la situazione della scuola italiana tutta richiede un fattivo e responsabile atto di coraggio per risolverla prima di pensare di bandire un nuovo concorso i cui tempi di espletamento non consentirebbero certamente di avere nuovi dirigenti da nominare per l’anno scolastico 2018/19.

Certamente per l’attuale Governo bandire un concorso a fine legislatura rappresenta un’occasione ghiotta da non farsi sfuggire, ma la scuola, uno dei pilastri di qualsivoglia società civile, forse non merita tanto disinteresse.

 

Per il Comitato nazionale ricorrenti concorso dirigenti scolastici 2011

Maria Elena Cazzetta (Comitato – Puglia)

Mauro Ingrosso (Comitato – Puglia)

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