I lettori ci scrivono

Perché valutare se alla fine gli studenti sono tutti promossi?

Per il personale docente un ruolo importante nel processo di insegnamento e apprendimento assume la valutazione, cioè dare un voto o un giudizio all’alunno sia trimestrale o quadrimestrale.

Il momento della valutazione, tuttavia, è un aspetto fondamentale della vita scolastica dell’alunno che prende consapevolezza della sua preparazione.

Un tempo il voto aveva il suo enorme valore e rappresentava un elemento di autoanalisi per l’alunno che aveva appreso e per il docente che aveva trasmesso il suo sapere e le sue conoscenze.

Ora è tutto finito, quasi banalizzato: a scuola si applica il metro della “finta” valutazione, o per dirla scricto sensu dell’ambigua valutazione, cioè di una valutazione (scusate la reiterazione del termine che rende efficace il concetto!), che non corrisponde a vero, insomma di una valutazione drogata, dopata, amplificata.

I voti reali che gli alunni hanno conseguito durante un intero anno scolastico subiscono la metamorfosi tanto da sembrare dei veri e propri palloncini con buona pace dei Dirigenti scolastici che devono certificare agli Organi competenti che gli obiettivi sono stati pienamente conseguiti e, a questi, con buona pace dei genitori che vedono pienamente promossi i propri figli e con i docenti che sono costretti a sottostare ai diktat dei dirigenti scolastici, i quali di fronte a voti negativi sottopongono ad una vera e propria “tortura” il malcapitato docente, accusandolo di come ha osato assegnare una valutazione negativa e del perché non sono state poste in essere tutte le strategie didattiche per il recupero degli apprendimenti.

E dall’altra vi sono i genitori, strenui difensori dei propri figli-alunni, i quali, invece, di collaborare con i docenti per garantire una formazione piena e completa ai propri accusano i docenti di essere dei censori, di non saperli valutare e, quindi, di sottoporli alla gogna. E allora il malcapitato docente cosa fa?

Cerca in tutti i modi di far “quadrare i conti” delle valutazioni tra prove scritte ed orali cercando di colmare i debiti degli alunni per non incorrere in sentenze accusatorie da parte dei dirigenti scolastici e dei genitori.

Insomma si cerca di promuovere quasi tutti! E allora ci si chiede: perché continuare ancora a valutare a scuola, se poi questo parametro non è più obiettivo e tutti sono ammessi alle classi successive e agli esami? Perché continuare ad accusare sempre gli insegnanti se l’alunno non si impegna, non studia, non ha voglia di apprendere. Non è solo colpa dei docenti, ma di un intero sistema che fa acqua da tutte le parti e che non trovando giustificazione, cerca di individuare nel docente il capro espiatorio. Se l’insegnante fa credere cinicamente all’alunno che è bravo, provoca un male all’alunno e a se stesso e al sistema scolastico che non è più credibile.

Una scuola che promuove tutti è credibile agli occhi dell’opinione pubblica? Secondo noi no! E cosa può fare l’insegnante, se il sistema non gli permette una valutazione obiettiva, si adegua per non combattere contro i poderosi mulini a vento ed essere tacciato di incompetenza, di pressappochismo, di svolgere male il suo lavoro. Che squallore la scuola di oggi! Il Ministro della Pubblica Istruzione, Patrizio Bianchi, ha affermato che gli Esami di Stato quest’anno non saranno una passeggiata, come lo scorso anno (del resto si svolgeranno con gli stessi criteri dell’anno scorso, senza prove scritte con elaborato e orale).

Ormai non ci crediamo più: sarà anche quest’anno una perfetta riedizione già vista nel 2020. E allora la valutazione a scuola serve ancora? Meglio eliminarla se non corrisponde alla realtà. Alla scuola primaria sono ritornati i giudizi. Certo meglio il giudizio esplicativo che il voto numerico.

Col giudizio la valutazione si può edulcorare, si può inzuccherare, mascherare, annacquare, cambiando un aggettivo. Col voto numerico non è possibile, perché un tre o un quattro potrebbero traumatizzare l’alunno, sfiduciarlo, fargli venire le ansie con i genitori più preoccupati dei loro figli.

Non è più il tempo di angosciarci, di arrabbiarci se alla fine sono tutti promossi.

Ripetiamo: purtroppo il sistema vuole cosi e a questo deve ribellarsi tutta la classe docente compatta non come le desiecta membra. Tuttavia promuovere a tutti i costi è un errore che gli alunni sconteranno amaramente durante la vita perché essa non riserva sempre belle e gradite sorprese, ma anche, amare, cocenti e dolorose sconfitte.

Mario Bocola

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