Premessa 1: nutro seri dubbi circa la possibilità che, nel corso della mia carriera professionale, io assisterò a modifiche sostanziali dell’attuale assetto scolastico in qualsivoglia dei suoi aspetti: il “pachiderma” scuola, a fronte della fluida e metamorfica mutazione genetica degli “utenti” non si fa né in qua né in là, se non con tempi geologici.
Premessa 2: la valutazione del personale docente sarebbe in effetti utile, perfino doverosa e, in definitiva… logica, a tal punto da essere paradossalmente già esistente nei fatti, anche se inafferrabile come la “Primula Rossa”. Famiglie, studenti, colleghi, dirigenti e personale Ata sanno già che la prof. X è preparata, equilibrata, affidabile e la prof. Y è un po’… evanescente, che il prof. K è aggiornato, propositivo, assertivo e il prof. Z è nevrotico, noioso e supponente (del resto sul profilo ideale del docente, già Quintiliano aveva offerto un contributo convincente). La questione sta nel mettere a punto strumenti di misurazione per rendere oggettive e inoppugnabili queste “sensazioni”, che sfuggono ad un conteggio quantitativo, produttivo, aziendalistico.
Bene, non sarà un mio problema: io vorrò rimanere un docente di serie… Z! Perché…
… al collega di serie A vengono affidati/affibbiati incarichi su incarichi, molto spesso – si badi bene! – non inerenti al mestiere di docente, ma di contorno. Ricordiamo quando nacquero le “figure obiettivo”: molte attività che venivano prima svolte in condivisione e collaborazione sono state caricate sulle spalle del singolo docente titolare (che percepiva giustamente un compenso per questo). Io mi accontento di fare il mio mestiere.
… al collega di serie A viene attribuito il potere taumaturgico di ammansire le classi “problematiche” e quindi prepariamogli una cattedra tosta, tale da poterlo mandare al martirio, tanto lui risolverà”. Io non ho la bacchetta magica e preferisco un lavoro modesto e costante, low profile.
… il collega di serie Z sarà “trascinato” a riqualificarsi tramite la formazione obbligatoria (così ipotizza il dott. Lucio Ficara nel suo articolo del 18/02/2014)? Anch’io voglio l’aggiornamento, ne ho tanto bisogno! Cosa devo “non fare” per avere, una buona volta, questa opportunità?!
… il collega di serie A sarà – di default! – Coordinatore di… tutto!! Allora io, collega di serie Z, reindirizzerò alla sua innegabile autorevolezza anche i genitori “problematici”…
… il collega di serie A gode di un invidiabile livello di autostima, perché è competentissimo, a 360°, h. 24, io posso permettermi e perdonarmi qualche defaillance: mi sento più umana, posso condividere con i tanti colleghi di bassa serie le mie fragilità (l’elite è numericamente esigua e troppo competitiva) e così mi voglio un po’ più bene e mi sento più al sicuro, del resto feriunt summos fulgura montis…
Ma poi, se proprio proprio volessi alzare la mia quotazione sul mercato, facendo i conti della serva, quanto “paga” la scalata al successo, insomma quanto prenderanno “di più” i colleghi di serie A? Visti i tempi di “vacche magre”, onestamente dubito che si parlerà di cifre davvero allettanti: qualora io aspirassi (per aspera) ad astra, mi piacerebbe che le delizie del firmamento si concretizzassero in più benefit, in orari ridotti di lezione frontale, in maggiore libertà (vera!) di insegnamento, in più opportunità di aggiornamento (vero), non necessariamente, o non solo in più soldi. Insomma, una qualità di lavoro più appetibile, in caso contrario, lasciatemi pure lì, “come una cosa posata in un angolo e dimenticata”… Continuerò ad essere di serie Z, ma almeno continuerò ad avere il tempo di leggere un libro, ascoltare buona musica, andare a teatro, visitare qualche mostra, coltivare gli amici veri (tutte cose buone, per l’aggiornamento, o no?).
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