La “battaglia” sulle norme relative alla scuola contenute nel decreto legge 36 sta animando da almeno un mese il dibattito politico e sindacale.
I nodi da sciogliere sono diversi e non è detto che si potrà affrontarli tutti, anche per una questione di tempi: i lavori al Senato riprenderanno solo il giorno 14 e dovranno concludersi nel giro di una decina di giorni in modo da poter trasmettere il provvedimento alla Camera per il foto finale entro la fine del mese. I problemi sono difficili da risolvere anche perché bisognerà reperire risorse finanziarie significative.
Ma ci sono anche molti altri temi che interessano docenti e ATA e che potrebbero essere affrontati senza che si debbano affrontare costi particolari.
Lo sottolinea il senatore Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega e vicepresidente della commissione Cultura a palazzo Madama: “Perché ad esempio non restituire ai docenti vincolati la possibilità di assegnazione provvisoria interprovinciale, divieto che nella fase attuale sta comportando decisamente più problemi che vantaggi? E perché non ripristinare in tutti i concorsi la graduatoria di merito degli idonei, così da poter coprire totalmente i posti vacanti e disponibili, garantendo insegnanti titolari che sono un diritto degli studenti?”.
Senza dimenticare una richiesta che il senatore della Lega porta avanti da tempo come la riattivazione dei percorsi formativi abilitanti all’insegnamento. Afferma in proposito Pittoni: “Sono percorsi previsti dalla normativa europea (slogan tipo “lo vuole l’Europa” valgono soltanto quando fa comodo?)”.
Ma l’elenco proposto dal senatore leghista non finisce qui: “C’è il concorso per dirigenti scolastici 2017 che ha penalizzato molti concorrenti, sul quale il ministero ha eretto un incomprensibile muro di gomma. E che dire della penalizzazione di diplomandi e laureandi, che non possono inserirsi nelle Gps per due settimane? Questi docenti chiedono una proroga che consentirebbe loro di non dover aspettare il prossimo aggiornamento e che non ha controindicazioni, perché a contare sono i giorni di lezione, non la data d’inizio”.
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