Due anni di pandemia e di impossibile “didattica a distanza“, classi di trenta e più studenti in quasi tutte le scuole italiane, svalutazione delle conoscenze, infinite perdite di tempo in attività burocratiche, poche attività di recupero, corsi di italiano per gli studenti stranieri una rarità, per non parlare di un ascolto psicologico che permetta di approfondire le cause della demotivazione al lavoro scolastico.
Però, ci viene detto, se gli apprendimenti calano la colpa è della poca “innovazione metodologica” (in astratto, a prescindere dalle necessità didattiche, dalla relazione educativa che si riesce a stabilire nelle classi, dai contenuti affrontati) da parte di insegnanti che invece di prepararsi all’uso di “ambienti di apprendimento innovativi” si ostinano a voler spiegare le cose ai propri studenti e a parlare con loro. Gli studenti, insomma, non imparano perché si fa poca flipped classroom, poca programmazione per “unità di apprendimento” e poco uso degli strumenti digitali.
Il rasoio di Occam dev’essere molto arrugginito.
Gruppo La nostra scuola Associazione Agorà 33
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