Non si può certo pensare che da un paio di mesi a questa parte la vita degli esperti dell’Osservatorio Nazionale sugli esami di Stato sia facile. Infatti basta collegarsi con il Cede (osservatorio@cede.it) e cliccare su Forum, lo spazio riservato agli studenti, ai presidi, ai docenti o a chiunque abbia voglia di esprimere la sua opinione, per rendersi conto del numero delle persone che si collegano con l’Osservatorio per esprimere quesiti, avere chiarimenti, ma anche esternare disagio o perplessità su alcuni aspetti del nuovo esame di Stato. Molti sono, infatti, i dubbi suscitati dalle innovazioni introdotte dalla Legge n.425 del 10 dicembre 1997, riguardante le disposizioni per la riforma degli esami di Stato, dubbi che non possono essere grossolanamente liquidati con il riferimento al luogo comune secondo cui i professori si lamentano sempre e in ogni caso.
Ci sono fondati motivi che giustificano l’ansia generata dalle incognite del nuovo esame.
In particolare il punto più discusso dell’esame è quello che riguarda l’elaborazione, da parte dei docenti, e lo svolgimento, da parte degli studenti, della terza prova scritta, perché essa in teoria presenta difficoltà notevoli in quanto alle richieste di prestazione, ma in pratica se le procedure non saranno state effettivamente eseguite secondo la normativa (ci auguriamo vivamente che questo non accada), essa potrà diventare il jolly della situazione, “salvando" candidati che rischierebbero altrimenti di non superare l’esame o “gonfiando" valutazioni di candidati che non hanno mai “brillato".
Come ormai è noto, infatti, la terza prova è a carattere pluridisciplinare e intende accertare la capacità del candidato di integrare e collegare opportunamente le diverse conoscenze e competenze acquisite, comprese quelle riguardanti la lingua o le lingue straniere, se rientrano nei curricoli dell’ultimo anno di corso.
La finalità di tale prova è molto impegnativa, perché presuppone modalità di insegnamento che ancora non fanno parte del quotidiano scolastico, nonostante il susseguirsi da anni di dibattiti di carattere pedagogico e didattico. E di questo è consapevole anche il Ministero, tanto è vero che ha accolto un principio di gradualità nell’attuazione delle norme, per dare il tempo necessario per cambiare rotta (sempre, però, che ci sia una effettiva disponibilità da parte dei docenti e la possibilità di una seria riqualificazione in servizio) e continua a fornire esempi, in verità molto complessi, nel tentativo di venire incontro alle difficoltà dei docenti.
La Legge che disciplina gli esami di Stato, prevede anche che tale prova sia preparata dalla commissione la mattina stessa dello svolgimento sulla base delle indicazioni contenute nel documento presentato dal consiglio di classe entro il 15 di maggio. Il documento, dunque, costituisce per la commissione un punto fermo, vincolante, per l’elaborazione della terza prova e del colloquio. A questo punto non è difficile immaginare l’andamento delle operazioni di elaborazione e di stesura della terza prova qualora non fosse tenuto nella giusta considerazione il rigore professionale e non si comprendesse l’opportunità educativa che gli esami possono offrire ai giovani che si accingono ad affrontare la vita da “adulti".
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