Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del sindacato Feder ATA, che analizza i problemi relativi al personale ATA, poco considerati da politica e istitutzioni.
In questo momento di tremenda incertezza politica, che il nostro Paese sta vivendo e che ci preoccupa ed addolora, l’unica certezza è purtroppo il fatto che il personale ATA venga sistematicamente ignorato da media e politici, a parte qualche recente interessamento di una forza politica.
Infatti anche nel contratto del Governo “giallo verde” mai nato nel punto 22 che riguarda la scuola non si citava minimamente il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, che fornisce un supporto indispensabile al funzionamento del mondo dell’istruzione, che è stato completamente ignorato dalla Legge “Buona Scuola” del 2014 (se non per operare tagli fatti solo per contenere la spesa pubblica) e sul quale, con un organico notevolmente ridotto dagli ultimi governi, sono piovute oltre 100mila assunzioni di insegnanti, trascurando l’aspetto tecnico – organizzativo e con un notevole aggravio di lavoro pro capite per tutta questa tipologia di personale.
Ogni docente che si assume infatti grava sul lavoro degli assistenti amministrativi addetti al personale per le varie procedure che vanno dall’iscrizione alla partita di spesa Mef alla costituzione di un nuovo fascicolo personale passando per decreti vari, pratiche assenze net o sciopnet, rilevazioni, certificati di servizio, ricostruzione di carriera, progressione di carriera, pratiche pensionistiche ecc che riguardano ovviamente non solo i neo assunti.
Poi ci sono tutta una serie ancora di molteplici e complessi adempimenti per quanto riguarda contabilità, stipendi, didattica, orari, classi, alunni, visite di istruzione, sicurezza, invalsi, assistenza a genitori e alunni ecc. ecc. che non si descrivono e che si ripetono ogni anno scolastico come quelli sopraelencati.
Inoltre si pretende che tutto funzioni anche con sistemi informatici obsoleti che vanno un giorno si e un giorno no.
Pare che tutti ignorino che nella scuola ci sono più di 200.000 unità di personale Ata, pur essendo il lavoro degli amministrativi, dei tecnici e dei collaboratori scolastici (gli essenziali bidelli che sono letteralmente sfruttati soprattutto in quelle realtà scolastiche ubicate su più piani dislocati in più edifici anche in comuni differenti) indispensabile per fare funzionare un organismo complesso come la scuola.
Sarebbe a dire che si fa costruire una nave in Fincantieri dai disegnatori e dai progettisti ma si assumono solo quelli tralasciando gli operai o che il Ministro della Difesa dà mandato al Capo di Stato Maggiore di creare un esercito forza di sbarco, che però raduna solo gli ufficiali e non la truppa.
Cioe’ cose fuori dal mondo, che solo in Italia potevano accadere: fare una riforma della scuola considerando solo una parte di chi ci lavora: come a dire che chi va ad inaugurare le scuole non sa nemmeno come funzionano, mette i docenti in cattedra ed è tutto risolto. Pazzesco!
In questi giorni si parla dei 44000 posti di lavoro persi nelle banche italiane ma, come al solito, nessuno invece si ricorda dei 50000 posti ata persi in questi ultimi anni a seguito della revisione dei criteri e dei parametri per la definizione delle dotazioni organiche del Personale ATA che hanno ulteriormente ridotto il nostro organico di diritto “riducendolo all’osso”.
Ma perché invece di assumere solo un numero spropositato di insegnanti non si è pensato anche all’indispensabile assunzione di personale amministrativo tecnico e ausiliario nelle scuole e negli A.t. provinciali (gli ex Provveditorati)?
Ci viene il dubbio che si voglia eliminarci e far fare il nostro lavoro, denso di compiti e peculiarità specifiche, ai docenti, che però non sanno nemmeno da che parte iniziare.
E come è possibile che noi ATA abbiamo lauree, diplomi, uno o due patenti informatiche più altre competenze che abbiamo acquisito nel tempo ma siamo sempre relegati nella carriera esecutiva con stipendi iniziali di circa 1000 – 1100 euro e che a noi non si riconosca nemmeno il bonus di 500 euro per l’aggiornamento (soprattutto informatico, proprio a noi che siamo al computer almeno 7 ore al giorno) elargito solo per i docenti?
Chiediamo perciò con forza dignità umiltà che venga finalmente messo nero su bianco da tutti che gli ATA esistono e che, essendo lavoratori e servitori dello stato utili ed indispensabili, hanno pari diritti e doveri dei docenti. Pertanto attendiamo urgentemente l’abolizione del precariato (perché non ci sono solo le maestre che rischiano il posto di lavoro) e del nefasto divieto di nominare supplenti, parzialmente e lacunosamente mitigato in questo ultimo periodo, l’incremento dei nostri organici nel loro insieme, la revisione dei nostri ormai anacronistici profili a cominciare da quello degli assistenti tecnici che vengono sfruttati a prescindere dalle loro aree, il giusto adeguamento delle nostre retribuzioni e la considerazione di quegli assistenti amministrativi che da anni e con mille difficoltà stanno sostituendo i D.S.G.A mancanti e che rischiano di essere soppiantati da persone che non hanno alcuna esperienza nella complessa gestione dei servizi generali ed amministrativi delle nostre scuole; ultima nostra richiesta, viste le recenti novità, è che nei bandi per le graduatorie permanenti (24 mesi) si continui, come fatto fino ad oggi, a valutare giustamente la metà e non per intero, il servizio prestato nelle scuole paritarie, perché, contrariamente ad un altro sindacato che sbandiera la sua vittoria legale, riteniamo che i nostri poveri precari statali, che hanno lavorato nelle nostre scuole statali con sacrifici e per molto tempo, verrebbero superati da altri con meno servizio nello stato ma con periodi più o meno lunghi in istituti scolastici paritari dove non esistono le nostre graduatorie per titoli e servizi, che garantiscono maggiori garanzie di equità.
Ribadendo la nostra ferma convinzione che solo uniti potremo finalmente farci rispettare, manifestiamo la nostra disponibilità a dare ulteriori chiarimenti e/o informazioni in merito a chiunque lo chiedesse, nella speranza di poter fare sempre progredire, ma soprattutto in questo difficile momento, le nostre istituzioni nell’interesse, in primis, dei nostri ragazzi che sono il futuro dell’Italia.