A quasi un mese dallo stop del pagamento dello stipendio accessorio, comincia a trapelare il malumore dei tanti dipendenti della scuola che operano come amministrativi, tecnici ed ausiliari. E si scopre, purtroppo, che il fenomeno per diversi risale ad ancora prima: per il Coordinamento del personale Ata “in Italia ci sono 5.200 lavoratori della scuola che non percepiscono lo stipendio accessorio dal 2011”.
“Non è possibile parlare di valorizzazione senza toccare il nodo cruciale dell’adeguamento stipendiale: sono stati dimenticati fra le reti di un Miur, che evidentemente in fretta e furia non ha saputo contare quante erano le persone che avevano superato i corsi di formazione, e di un Mef, al quale non sono più tornati i conti di spesa previsti e non ha potuto pagare tutti i titolari di Posizione Economica (nonostante stiano lavorando con più responsabilità). Questo personale – ricorda il coordinamento – ha superato il concorso per conseguire le Posizioni Economiche, portato a termine i percorsi formativi finalizzati al conseguimento di una maggiore professionalità e assunto incarichi lavorativi aggiuntivi connessi con il percorso formativo intrapreso, il tutto, ricordiamolo, con uno stipendio medio che oscilla intorno a 1.000/1.200 euro, quasi a livello di sussistenza!”.
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Alla luce di questa situazione il Coordinamento chiede al ministero che la nuova rilevazione chiesta dal Miur venga fatta in modo sollecito senza escludere nessuno dei migliaia di aventi diritto, £così come era previsto – si legge ancore nella denuncia – nella legge ‘Decreto Stipendi’; che vengano reperiti i fondi per pagare tutte le 5.200 Posizioni economiche, fondi che erano già stati previsti e accantonati quando sono stati banditi i relativi concorsi, in quanto si riferivano ai risparmi derivanti dalle surroghe del personale cessato andato in pensione; la riattivazione delle Posizioni economiche dal 1° gennaio 2015 sul cedolino di tutti gli aventi diritto, in quanto non si può chiedere ai lavoratori di eseguire prestazioni aggiuntive senza corresponsione di alcun compenso”.
Nei giorni scorsi anche i sindacati avevano denunciato la mancata applicazione delle cosiddette posizione economiche, con l’Anief che ha anche minacciato di passare alla fase dei ricorsi.
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