Con l’avvento del mese di maggio, per il personale di ruolo dichiarato dai dirigenti scolastici soprannumerario sarà già il momento dei resoconti. Come già rilevato da questa testata giornalistica, gli istituti avrebbero dovuto realizzare entro il 24 aprile scorso le graduatorie d’istituto suddivise per tipologia di ruoli. E tra i docenti anche per classi di concorso. Considerano che il tempo per presentare ricorso scade è di soli 10 giorni dalla pubblicazione delle graduatorie occorre prestare la massima attenzione.
Per molti, certo, si tratta di un’operazione ininfluente. Ma per decine di migliaia di dipendenti potrebbe invece decretare il motivo alla base di un trasferimento coatto. Che, sulla base della spending review approvata la scorsa estate, potrebbe tradursi, in casi limite, anche in uno spostamento di ruolo (nello stesso Miur, come in un altro comparto della pubblica amministrazione) e in linea teorica (se non vi sono proprio possibilità di impiego alternativo, laddove coesistano scarsità di posti vacanti e limitatezza del titolo di studio spendibile) addirittura al licenziamento (dopo due anni di non ricollocazione).
È bene, quindi, che il personale interessato rivolga la massima attenzione a questo appuntamento. Ancora di più nelle scuole dove la pubblicazione delle graduatorie non è stata ancora realizzata. In questi casi, infatti, la condizione di soprannumerarietà potrebbe manifestarsi a ridosso del termine dell’anno scolastico. Quando l’attenzione, soprattutto per i docenti, è spostata sulle tante scadenze professionali da rispettare e sugli scrutini finali. Col risultato di ritrovarsi inseriti in graduatorie imposte d’ufficio. Giuste o sbagliate che siano.
Detto che dalla loro correttezza potrebbe anche dipendere l’esito della mobilità volontaria – trasferimento, utilizzazione o assegnazione provvisoria – , vale la pena ricordare che le graduatorie interne agli istituti riguarderanno anche tutti quelli cosiddetti “dimensionati”. Ovvero quelli che nel corso dell’estate verranno meno per non aver rispettato i limiti minimo di iscritti imposti sempre dalla “stretta” dal Governo Monti.
Soprattutto in quest’ultimo caso, il personale interessato farebbe bene a chiedere conforto ai sindacati. A tal proposito segnaliamo le indicazioni fornite dall’Anief, che riassumono l’ampia casistica di titolo o servizi che possono non essere riconosciuti dagli istituti: il sindacato autonomo ricorda che “tutti coloro che hanno richiesto il riconoscimento dei titoli non valutati o valutati solo parzialmente dal CCNI (abilitazione SSIS, titolo Supervisore o Tutor Tfa, diploma SSIS anche di sostegno, il servizio pre-ruolo al pari di quello prestato dopo la nomina, il servizio militare prestato non in costanza di nomina, il servizio prestato in qualità di presidente o commissario interno/esterno agli esami di maturità dopo l’a.s. 2000/2001) e che non lo hanno ottenuto, dovranno presentare reclamo, quindi – in caso di mancato accoglimento dello stesso – richiesta di tentativo di conciliazione”.