Avvenire riporta che oltre 60 mila le firme sono state raccolte online in poche settimane: «Un vero Family Day 3.0 – dicono i promotori – che rilanciamo anche su Facebook e su Twitter con una campagna di sensibilizzazione con l’hashtag #Nogender. In molti casi l’educazione sessuale a scuola è priva di riferimenti morali, discrimina la famiglia e mira a una sessualizzazione precoce dei ragazzi. La libertà di espressione è un diritto per tutti proprio come è giusto non discriminare nessuno».
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«La non-discriminazione – si legge nella petizione – serve a nascondere la negazione della naturale differenza sessuale» riducendola a «fenomeno culturale obsoleto»; «la libertà di identificarsi in qualsiasi “genere” indipendentemente dal proprio sesso biologico»; la «normalizzazione di quasi ogni comportamento sessuale».
Le strategie dell’Unar vengono redatte con la collaborazione delle associazioni Lgbt senza nemmeno uno speculare coinvolgimento delle associazioni dei genitori.
L’esperienza dei Paesi in cui sono state già applicate queste “strategie educative” dovrebbe insegnare qualcosa: in Inghilterra e Australia – ricordano i promotori – ci si confronta con una sessualizzazione precoce dei ragazzi, che ha portato a un aumento degli abusi sessuali e della pedofilia, alla dipendenza dalla pornografia, all’aumento di gravidanze e aborti nella prima adolescenza.
Alla conferenza stampa sono intervenuti Carlo Casini (MpV), Gianfranco Amato (GpV), Toni Brandi (ProVita), Emanuela Micucci (Age) e Ernesto Mainardi (Agesc).
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