Home I lettori ci scrivono Pianeta scuola: Houston abbiamo un problema…

Pianeta scuola: Houston abbiamo un problema…

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Da sempre un pianeta illuminato, o comunque preso in considerazione dagli “scienziati” e “ricercatori” della Politica soltanto in fase di equinozio di elezioni politiche, finalmente il Pianeta Scuola è stato non soltanto ri(scoperto) ma quasi quasi vuole essere abitato dopo una attenta esplorativa conoscenza di esso.

Sarà che il mondo del precariato in primis e conseguentemente (forse spinto da questo) anche il mondo dei ruolati (quelli di ruolo), finalmente da tempo si è dato cominciamento a dare voce alla Propria Voce (vedi la Buona Scuola che ha prodotto una messa in mora definitiva di Renzi (di cui purtroppo ancora si parla e il cui ancora ha voce in capitolo…).

Tante o tutte le varie sfaccettature del Pianeta Scuola sono oggetto di tavoli di lavoro cui siedono i “Grandi” della contrattazione e della presunta “conoscenza” di questa sfera che ruota dentro l’universo chiamato STATO.

Ma ad uno sguardo più attento, bisogna tenere presente, che il Pianeta Scuola ha un male che deve essere debellato: la disunità del corpo docenti, e, mi spiace dichiararlo, la presenza di un gruppo che di docenza sarebbe il caso non si vesta, a cui si accompagna un altro corpo che vive di luce riflessa la cui fonte è quel’ organo preposto alla gestione del feriale scolastico: il o la DS.

Un male che si aggrava sempre più se al contempo non si debella il virus del Delirio di Onnipotenza di questi ultimi (i DS appunto) che la 199/98 di Brunetta e la 107 di Renzi hanno permesso di insinuarsi e mangiare il sottosuolo della terra e delle fondamenta del Pianeta in oggetto, e per cui tantissimi vivono nella paura e nell’angoscia che ne consegue, al solo pensiero di essere richiamati, o peggio maciullati come fossero carne da macello, e dei quali si è dimentichi di essere Persone, dunque intelligenze e sensibilità, e poi anche Docenti con una loro esperienza, con un loro sapere, con la loro dignità e il cui titolo di studio certo non è di grado inferiore a quello acquisito da chi con eccesso di zelo in autorità gestisce l’Istituto Scolastico (inteso amministrativamente giuridicamente didatticamente).

A ciò poi si accompagna la deliberata organizzazione dell’orario di lezione dei docenti così assolutamente disattento delle realtà molteplici del corpo insegnante, ma al contempo così prodigo verso clientelari richieste di chi magari abita ad un passo dall’Istituto ove svolge la sua mansione di insegnante a scapito di padri e madri di famiglia che si levano all’alba e con un bacio dicono della loro presenza ai piccoli o adolescenti figli, che ritrovano un po’ smarriti al loro rientro da lavoro la sera o nel tardo pomeriggio…), unitamente agli appuntamenti pomeridiani la cui perdita di tempo sarebbe bene venisse fatta deviare (spostare) sul binario della presenza più serena e talvolta attenta all’interno dell’ora di lezione, in classe: siamo oramai invasi da Dipartimenti, Progetti e progettini che spesso nulla hanno a che fare con l’indirizzo didattico, e che oltremodo arricchiscono solo e soltanto il Cerchio Magico, e la cui quota pari a circa 5000 euro va riconosciuto al Ds, e i Consigli di Classe che durano oltre un’ora (visto che il primo quarto d’ora è tutto intessuto dalla chiacchera il cui oggetto non è certamente lo studente o la classe in sé), e investiti di burocrazia, noi immersi tra carte e cartacce: verbali, giudizi di tutor della classe e dei singoli studenti, relazioni a destra e manca, firme perdute e sperdute e confuse tra fogli e fogliacci: un cumulo di NIENTE misto al Nulla, all’insignificante e alla insignificanza.

Perdita di tempo in ore, quando forse, come un tempo, queste ore venivano impiegate nel silenzio del proprio studio o seduti accanto al tavolo della cucina, sotto una luce tiepida di una lampada che illuminava il volto e il libro o il quaderno, e si lavorava nel preparare compiti in classe, esercizi da svolgere in classe, o uno studio più attento su quell’argomento che sarebbe stato oggetto della lezione il mattino seguente.

Questa Scuola, dimenticata oramai, per dare spazio a modelli copiati che con il nostro non hanno niente a che fare, perché l’essenza e la validità, il nucleo del nostro albero formativo e culturale ha una sua natura che trova nelle proprie radici tutto un mondo lontano profondo e antico (non vecchio) come le montagne.

Certo la computerizzazione e la tecnologia nelle sue più svariate forme accedono (e devono accedere) per rinnovare sicuramente il terreno del Pianeta Scuola, ma ciò non significa dover falciare usurpare debellare disintegrare la natura stessa che fa di questo Pianeta ciò che esso è: un po’ come stiamo facendo alla nostra Terra, il nostro Pianeta TERRA, e di cui ora ci stiamo rendendo conto di come lo abbiamo quasi se non del tutto ucciso, in nome del progresso, della tecnica, del lucro personale o che nelle grandi Multinazionali trova la sua massima espressione.

In fine, ma non assolutamente secondario, se vogliamo salvare il Pianeta Scuola, se davvero lo vogliamo ri(scoprire) dobbiamo toccarlo con le nostre mani, farne esperienza diretta del suo terreno, della sua zolla, respirare della sua aria, sporcarsi del suo fango, e vestirsi della sua bellezza data dai colori dei tanti giovani, e dall’ancora vivo entusiasmo che è il credere nonostante tutto al proprio valore e alla propria funzione senza presunzione, quella di essere docente, con lo sguardo e l’attenzione sempre diretto al nuovo che avanza, alla creatività del futuro delle generazioni con le quali quotidianamente ci si confronta e si cresce e come per magia si resta al contempo sempre giovani (noi insegnati) come loro, ricchi di entusiasmo, colmi di Futuro, anche se in vero il loro sguardo è deluso dalla prospettiva odierna, ma che noi (grandi di età) dobbiamo alimentare con luce nuova, come la speranza che sempre e sempre ci regala il sorriso, e ci immette comunque nel Domani: una avventura sempre nuova, sempre sconosciuta, sempre libera. Sempre Umanità.

Mario Santoro