Dalla presentazione del Piano “Educare alle relazioni” rivolto alle scuole da parte del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sono scaturite diverse critiche, alle quali il capo del dicastero di Viale Trastevere ha voluto rispondere con una lettera indirizzata a Il Corriere della Sera.
Valditara si difende dalle critiche
Ecco le sue parole: “Innanzitutto il progetto non è stato ‘inventato’ dal sottoscritto. È stato certamente ideato e voluto da me ma è stato inviato alle scuole dopo un confronto ampio, durato mesi, con associazioni di genitori, studenti, docenti, sindacati, con l’Ordine degli Psicologi e con il contributo di giuristi e pedagogisti”, ha esordito.
“Non è stato improvvisato come risposta al caso drammatico di Giulia Cecchettin. In merito al fatto che questo progetto sia sperimentale, ricordo che senza una legge che lo preveda è impossibile rendere i corsi obbligatori. Infatti anche l’introduzione delle ore obbligatorie di educazione civica, così come quelle di educazione motoria alle elementari, è passata necessariamente per una legge”.
“Inoltre un docente non può essere costretto a svolgere ore aggiuntive se non è previsto dal contratto nazionale. Nella mia iniziativa si pone piuttosto un forte incentivo prevedendo che i docenti siano retribuiti con un compenso extra per l’attività aggiuntiva svolta. Spiace anche che non si consideri quanto da me dichiarato in merito al fatto che l’educazione alle relazioni partirà fin dalle elementari nelle forme della educazione civica, per la quale sono già previste 30 ore annuali, come pure sarà presente all’interno degli insegnamenti disciplinari”.
“Inoltre, alle superiori non si tratta di tenere delle lezioni. Il lavoro sarà svolto attraverso gruppi di discussione in cui si invitano gli studenti a prendere consapevolezza dei propri atteggiamenti e delle proprie rappresentazioni relativamente ad un determinato argomento, nonché della possibilità di modificarli grazie all’interazione con gli altri. La sperimentazione è poi la misura a mio avviso più saggia per capire come migliorare il percorso, e per poterlo quindi eventualmente modificare. Beppe Severgnini mi accusa invece di non avere ‘abbastanza cuore’ per aver reso più burocratico il progetto dal momento che i docenti incaricati di guidare le discussioni ‘conosceranno poco i ragazzi’. È esattamente il contrario. Come sta scritto nella direttiva chi condurrà la discussione sarà proprio uno dei docenti della classe scelto dalla scuola”, ha concluso Valditara.
Le osservazioni sul Piano
Il ministro si riferisce a quanto scritto dal giornalista Beppe Severgnini un paio di giorni fa: “L’adesione delle scuole e delle classi sarà volontaria, a guidare i gruppi di discussione sarà un docente formato con appositi corsi. Mah! Gli inglesi hanno un avverbio per definire questo modo di fare le cose: ‘half-heartedly’, con mezzo cuore”, ha esordito Severgnini.
“Perché affidare i corsi a docenti ad hoc che, inevitabilmente, conosceranno poco i ragazzi? Perché in Italia, appena abbiamo una buona idea, la soffochiamo con le complicazioni? Perché non affidare l’educazione sentimentale — e sessuale, oh yes — a un bravo insegnante disposto ad assumersi il compito? La materia è irrilevante: filosofia, italiano, storia, diritto, scienze naturali. Sapete chi ha svolto quel ruolo, durante i miei di liceo? L’insegnante di religione”, questa la sua proposta.
Durissimo, c’era da aspettarselo, anche lo psichiatra Paolo Crepet. Ecco le forti dichiarazioni dell’esperto: “Mi arrabbio per quello che viene detto in queste ore, l’educazione ai sentimenti, per esempio, mi sembra una presa di fondelli, c’è addirittura un accordo tra i leader dell’opposizione. Siamo al massimo dell’idiozia. Io voglio capire se qualcuno può ragionare o su questi temi come la violenza, il femminicidio o se parliamo per slogan, per fare la fiaccolata, per dire c’è una rivoluzione e poi tra una settimana nessuno dirà più niente. Voglio sapere qual è la rivoluzione in atto. Voglio parlarne tra una settimana quando la sorella di Giulia, Elena, verrà lasciata completamente sola”.
“Penso che se si fa l’amore a tredici anni e questo è politicamente corretto per milioni di italiani, di genitori italiani, qualcosa non va. Se a tredici anni fai l’amore, vuol dire che hai il week end libero, che vai in discoteca e qualche madre e qualche padre ritengono che vada bene così. Lo dico da 30 anni che non va bene, gli mettono pure in tasca i cento euro per la serata, soldi che spenderanno in alcol e droga, perché di questo si parla. Le racconto un episodio. Quest’estate una ragazza di 13 anni è stata sparata, sparata, dall’ex fidanzato di 14 per questioni ovviamente di gelosia e non abbiamo fatto fiaccolate, non se ne sono accorte le filosofe che oggi parlano e scrivono. Perché? Perché di quella ragazza no? Non diceva già molto delle nostre relazioni inquinate e tossiche?”, ha aggiunto.
Polemiche anche l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e la scrittrice e docente Viola Ardone. “Partire alle superiori è tardi. Bisognerebbe partire alle scuole dell’infanzia”, questo il pensiero della prima. “Alle scuole materne bisogna partire con educazione all’affettività, non educazione sessuale. Alle superiori, invece, si dovrebbe fare educazione sessuale, cosa che questo progetto non prevede”.
“A me non convince, una materia extracurriculare e su base volontaria già viene intesa male, se si fa passare l’idea che sia qualcosa di facoltativo vuol dire che è come l’uncinetto, gli scacchi, che se vuoi approfondisci altrimenti è lo stesso. Invece no, deve essere un’inversione copernicana, questa deve essere la base su cui rimoduliamo tutto il nostro linguaggio, i nostri comportamenti, il nostro modo di vedere anche le singole discipline, il modo di studiare la storia, la letteratura, di vedere che se nel libro di scienze tra i nomi delle donne compaiono solo Marie Curie e poche altre è un problema culturale. Ma se pensiamo che già l’educazione civica è scomparsa dalla scuola capiamo tante cose, bastava anche solo quella fatta bene”, ha detto la seconda.