Come evidenziato dalla nostra testata, persino molti dirigenti scolastici manifestano perplessità rispetto al “Piano Scuola Estate”, soprattutto dal punto di vista organizzativo. Critiche al progetto possono però esser mosse anche sotto altri aspetti.
Sorge, ad esempio, spontanea la domanda: è lecito aspettarsi che qualsiasi attività estiva possa compensare gli ostacoli posti all’attività didattica ordinaria da un’emergenza che ha rovinato due anni scolastici? Specialmente se l’attività estiva si svolge nel persistere delle medesime carenze strutturali della Scuola italiana, che limitano quotidianamente (anche in tempi “normali”) i risultati dell’attività ordinaria: sovraffollamento delle aule, ambienti scolastici non norma, inadeguati e insicuri.
Se poi la partecipazione degli allievi alle attività estive è volontaria, se ne capisce ancor meno l’utilità per recuperare le carenze di tutti gli alunni: ai quali, d’altronde, nessun obbligo potrebbe essere imposto di frequentare aule-forno non refrigerate sotto il solleone, anziché rinfrancare il corpo e lo spirito prima della ripresa del lavoro (giacché lo studio è a tutti gli effetti impegnativo e faticoso quanto un lavoro).
Altro dubbio: si crede davvero che nessun Collegio dei Docenti trovi alcunché da ridire circa l’adesione ad un “Piano Scuola Estate” senza nemmeno chiedere esplicita e dettagliata spiegazione dei progetti attuativi del medesimo?
Non tutti i docenti ignorano che, in materia didattica, il Collegio dei Docenti è sovrano, e che il dirigente presiede (art. 7 del T.U., D. Lgs. 297/94), potendo contare di diritto solo su un voto: il proprio, pari a quelli di tutti i docenti; non è il superiore gerarchico dell’assemblea stessa. Ancorché “Dirigente Scolastico”, infatti, il Capo di Istituto è soltanto colui che ha il compito di presiedere l’assemblea.
Pertanto può benissimo esser messo in minoranza dall’assemblea: tanto che il Consiglio di Stato (sez.II n.11114/1980) ha riconosciuto che le delibere degli organi collegiali scolastici sono atti amministrativi definitivi, non impugnabili per via gerarchica, ma con ricorso al TAR o al Presidente della Repubblica. Pertanto il Capo d’Istituto è obbligato dare attuazione alle delibere, persino nel caso in cui non le condivida o le consideri illegittime: il giudizio sulla legittimità non spetta al Dirigente, ma all’autorità giudiziaria.
Se i dubbi del Collegio in materia di “Piano Estate” non trovassero chiarimento, d’altro canto, verrebbero a mancare i presupposti di base per poter votare e deliberare (persino per chi si trovasse a propendere per il “Piano Estate” medesimo).
Ci sarebbe poi anche spazio per obiezioni della Rappresentanza Sindacale Unitaria e del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, dal momento che la questione riveste aspetti sindacali, contrattuali e sanitari: non si capirebbe, infatti, per quale arcano motivo, dopo più di un anno di interruzioni dell’attività didattica ordinaria per motivi sanitari – e ad “emergenza sanitaria” non ancora terminata – si dovrebbe decidere di tenere in aula in estate alunni e docenti, pur continuando a considerare gli “assembramenti” perniciosi.
I Collegi dei Docenti potrebbero inoltre legittimamente obiettare che gli investimenti non devono essere spesi per attività estive di carattere non chiaramente definito – e per di più compensativo – quando ancora non si è investita nemmeno una lira bucata in sicurezza (eccezion fatta per banchi rotelle e gride manzoniane su distanziamento e imbavagliamento di discenti e dei docenti), e non si è garantito – appunto mediante investimenti in sicurezza (ossia riducendo i gruppi classe e acquistando aeratori per le aule) – lo svolgimento regolare della didattica ordinaria: l’unica che possa garantire progresso degli apprendimenti, inclusività e reale partecipazione di tutti gli allievi alle attività didattiche.
Per di più, oltre alle RSU e agli RLS, anche singoli docenti potrebbero presentare mozioni con richieste di chiarimento informativo rispetto all’eventuale richiesta al Collegio di adesione al “Piano Scuole Estate”. Qualora anche un solo docente intendesse contrastare l’adesione incondizionata a tale Piano, questi potrebbe mettere ai voti mozioni di esplicita contrarietà all’assenso della propria Istituzione Scolastica – e agli sviluppi progettuali che ne conseguirebbero – ritenendo (e chiedendo) di indirizzare i finanziamenti al funzionamento ordinario della scuola.
Sarebbe un segno di inversione di tendenza rispetto al tradizionale inane mugugno (sterile, perché invisibile e privo di conseguenze), cui gran parte della categoria docente ha reso avvezzi tutti i Governi dell’ultimo lustro, ormai convinti di poter prendere qualsiasi provvedimento sulla Scuola senza che né i docenti, né gli altri lavoratori della Scuola (Presidi compresi) vengano minimamente interpellati.
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