La trasformazione digitale che da anni sta caratterizzando il mondo industriale (Industria 4.0) e in alcune forme di educazione come la formazione professionale, stenta ad essere compresa del tutto nella scuola e nelle Università. In pratica queste Istituzioni fanno ancora fatica a comprenderne appieno le enormi potenzialità legate “all’aumento digitale” della didattica.
Punto di svolta di questo processo in divenire può essere rappresentato dalla presa di coscienza del Digital Learning: basti pensare che solo nel 2019 nel mondo oltre cento milioni di persone si sono formate attraverso migliaia di corsi universitari on-line in formato MOOC, erogati anche dalle istituzioni universitarie tra le più prestigiose al mondo (fonte Class Central).
Per Digital Learning si intende in sostanza la naturale evoluzione dell’E-Learning in quanto prevede la possibilità sia per il docente che per il discente di poter sfruttare l’insieme degli strumenti di formazione, utilizzando di fatto sia i supporti tradizionali della didattica che i nuovi strumenti digitali. Una piattaforma integrata di sistemi, strumenti e di canali che consente di rendere più fruibile e piacevole l’apprendimento.
Parliamo quindi di ambienti virtuali, MOOC, webinar, App per tablet e smartphone, poadcast, social media e gaming, con la possibilità di utilizzo degli stessi ambienti su device multipli, in totale mobilità, così da rendere la formazione accessibile ovunque, facilmente fruibile e rendere l’offerta formativa sempre aggiornata.
Altro aspetto rilevante del Digital Learning è la possibilità di rendere personalizzabile il programma e il percorso scelto rispondendo in questo modo alla necessità di aggiornamento continuo come può essere quello dei dipendenti delle aziende in modo flessibile e fruibile secondo modalità compatibili con le altre esigenze di lavoro e di vita.
Secondo i dati che emergono nel rapporto “Educare Digitale” del 2019 di Agcom si evince il ritardo ancora presente nella scuola italiana relativamente alla digitalizzazione della didattica.
Solo il 47% degli insegnanti afferma di utilizzare quotidianamente nelle proprie attività formative le tecnologie, quindi significa che più della metà degli insegnanti non ha integrato le metodologie didattiche “aumentate” digitalmente nella sua pratica quotidiana. Non è, perciò, in grado di fornire ai propri allievi una diversa formazione, disciplinare e interdisciplinare, che permette loro di sviluppare una cittadinanza digitale critica, proattiva e consapevole.
Solo l’8.6 % dei docenti sempre secondo Agcom, utilizza la rete per gestire ambienti virtuali di apprendimento interattivi (LMS); il 13.9 % utilizza la rete Web per condividere materiali, mentre il 20.9 % prova a far utilizzare agli studenti i device disponibili in classe o in laboratorio per il lavoro di gruppo.
Come riportato in uno degli aspetti conclusivi del rapporto “Per quanto riguarda gli obiettivi didattici e di performance propri di una scuola digitale, i risultati dell’analisi suggeriscono che sarebbe opportuno intensificare le iniziative a sostegno dello sviluppo di competenze e di cultura digitale, in particolare quelle che mirano ad affinare le capacità tecniche di docenti e studenti, quelle volte all’apprendimento e all’approfondimento di nuove metodologie didattiche e pedagogiche, più costruttive e con le quali migliorare i processi di apprendimento, le esperienze e il saper fare.”
E’ necessario che il Miur e il Governo tutto, punti a rilanciare il PNSD con opportuni investimenti in corsi e percorsi formativi volti a sperimentare nuovi modelli cognitivi di apprendimento che superino la tradizionale lezione frontale e unidirezionale, con l’obiettivo di individuare nuovi paradigmi didattici innovativi.
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