Sarà la scuola una delle direttrici chiave per lo sviluppo del programma di Governo relativo al Piano Nazionale “Industria 4.0”.
Presentato a Milano dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, il piano porterà la digitalizzazione di tutte le fasi dei processi produttivi dell’industria italiana.
Atteso da tutto il mondo Industriale e non solo, più volte rinviato anche a causa del cambio alla guida del ministero dello Sviluppo Economico, il piano prevede un mix di misure economiche con cui il Governo stima di aumentare gli investimenti privati di 10 miliardi annui, passando dagli 80 già previsti a 90 già nel 2017. Mentre nell’intero periodo (2017-2020), la spesa per ricerca e sviluppo dovrebbe aumentare di oltre 11 miliardi di euro.
Numeri importanti quindi; impegno economico ancor maggiore di altri Stati che hanno intrapreso lo stesso percorso, basti pensare ai 10 miliardi previsti della Francia e al miliardo della Germania.
Ma cosa si intende per Industria 4.0 o anche detta 4° rivoluzione Industriale?
La Prima rivoluzione industriale di fine ‘800 aveva introdotto l’utilizzo delle macchine azionate da energia meccanica all’interno degli stabilimenti, la Seconda dei primi anni del 20° secolo aveva introdotto la produzione di massa tramite l’utilizzo delle catene di montaggio.
Se negli anni ’70 l’inserimento dei primi robot e una maggiore spinta all’automatizzazione aveva portato alla terza rivoluzione industriale, oggi possiamo parlare di una nuova era dell’industria grazie alla possibilità di utilizzare “macchine intelligenti” interconnesse tra di loro e in grado di ricevere e trasmettere una quantità infinita di dati, letti e interpretati da piattaforme denominate Big Data.
Tante le tecnologie abilitanti che dovranno essere messe in campo e sviluppate per arrivare all’obiettivo. Ne citiamo solo alcune che già come Tecnica della Scuola abbiamo trattato in diverse occasioni: realtà aumentata, robot interconnessi e programmabili, Cybersecurity, Big Data and Analitics, stampanti 3D
Quali i vantaggi attesi dall’introduzione di queste tecnologie? Sicuramente maggiore velocità di produzione, migliore qualità finale e di conseguenza maggiore competitività del prodotto.
Il piano ambizioso e tortuoso ma importantissimo per il futuro dell’occupazione in Italia sarà possibile se non verrà meno il ruolo chiave della scuola ed Università indicati come una delle direttrici chiave del progetto.
Sono previste infatti indicazioni di implementazioni specifiche all’interno del Piano Nazionale della Scuola Digitale:
Sono previste nell’ambito del progetto “scuola-lavoro” focalizzazioni e percorsi coerenti con il piano Industria 4.0 ed incrementi di studenti degli Istituti Tecnici Superiori mediante ampliamento dell’offerta formativa attuale.
A livello universitario previste invece specializzazioni, Master e Master Executive in partnership con i maggiori player industriali mediante la creazione di cluster tecnologici e di centri di competenza a livello nazionale ed incremento dottorati di ricerca su tecnologie abilitanti l’Industria 4.0.
Interessante inoltre la “magliatura relazionale” che dovrebbe crearsi tra Imprese, Centri di ricerca e Startup con all’interno il forte ruolo svolto dai Centri di Competenza e Poli tecnologici, creati ad Hoc, che avranno l’ambiziosa mission di lanciare ed accelerare progetti innovativi e di supportarne quindi la sperimentazione e la produzione.
Competence center che dovranno guidare e diffondere la diffusione della conoscenza tramite demo, seminari formativi, video, documentazione fino ad arrivare a supportare individualmente le singole iniziative ad alto potenziale.
Un piano che convince anche il presidente di Anie Confindustria, Claudio Andrea Gemme: “..perché da anni siamo convinti che rappresenti un’opportunità per l’intero comparto manufatturiero italiano” ha affermato al margine del Consiglio Generale di Confindustria. Un settore che ci vede al secondo posto al mondo per produzione manifatturiera, ma che non deve perdere questa ulteriore occasione di crescita.
Il governo ci punta molto ma ci mette anche la faccia prendendosi la responsabilità della governance del piano. Una sorta di cabina di regia del tavolo di lavoro che vede coinvolti inoltre i Ministeri , i maggiori atenei italiani, i centri di ricerca, le unità sindacali il mondo imprenditoriale.
Tutti gli stakeholders dovranno essere convinti della sfida al cambiamento ,pronti ad incentivare l’innovazione.
La scuola dovrà fare da driver a questo percorso, diventando punto di riferimento per i futuri specialisti e manager digitali.
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