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Piano per l’offerta formativa: tutte le novità

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Un articolo de “Il Sole24ore”, raccoglie tutte le nuove norme in merito al ruolo dei dirigenti, per quanto riguarda il piano per l’offerta formativa e altri aspetti legati alla programmazione.


Il piano per l’offerta formativa (POF) è in cima ai pensieri dei presidi, perché per la prima volta non riguarderà la programmazione annuale, bensì sarà a cadenza triennale, anche se intanto, al vecchio piano annuale verrà affiancato il nuovo, che dovrà però comprendere gli obiettivi di miglioramento definiti nel Rav, da rendere pubblico entro Ottobre. In questo contesto il preside dovrà fissare gli indirizzi, poi verrà elaborato dal collegio dei docenti e infine approvato dal consiglio d’istituto.
Dal prossimo anno scolastico diverrà ufficialmente attiva la contestatissima “chiamata diretta dei professori”: il dirigente, indicando le materie da rafforzare, oltre a scegliere il numero di risorse da impiegare, sceglierà le risorse stesse, gli insegnanti a cui spetterà il compito di potenziare le attività extra. Si stima che il corpo docente impiegato si aggirerà intorno al 20%.
L’autonomia è il cavallo di battaglia de la “Buona Scuola”, che gradualmente permetterà l’ingresso dell’organico aggiuntivo. Prima di quel momento, l’esubero di oltre 55 mila docenti (quasi sette insegnanti in più per istituto), verrà redistribuito alle scuole fra novembre e dicembre.
Il dirigente è protagonista anche, come stabilito dalla riforma, del comitato di valutazione, ovvero un organo preposto alla valutazione dei docenti, per individuare i migliori e premiarli.
Il comitato giudicherà utilizzando criteri in parte stabiliti dalla legge e in parte dal comitato stesso, formato dal dirigente scolastico, tre docenti interni, due rappresentanti dei genitori (per le superiori un rappresentante dei genitori e un rappresentante degli studenti) e un membra stabilito dall’Usr tra presidi, docenti e dirigenti tecnici.
Infine, il dirigente scolastico, rivestirà una certa importanza perché dovrà seguire da vicino e gestire l’alternanza scuola – lavoro, altro caposaldo della riforma Renzi – Giannini.
Già le scuole secondarie di secondo grado stanno preparando il piano “on the job” che porterà i ragazzi a partire dal terzo anno di superiori ad entrare in contatto con le aziende.
Il preside dovrà individuare le aziende partecipanti,
compito che spettava prima all’Usr, scegliere i periodi in relazione alle esigenze e alle scelte didattiche, coordinare gli aspetti organizzativi.
Inoltre a fine anno il dirigente scolastico dovrà scrivere una scheda di valutazione sul potenziale formativo dei partner aziendali.


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