L’iter parlamentare del Piano programmatico è quasi concluso: nella seduta del 3 dicembre la Commissione Cultura del Senato ha espresso il proprio parere, e ora manca solamente quello della Commissione Bilancio.
Anche al Senato, come era già avvenuto alla Camera, il dibattito è stato particolarmente intenso, ma alla fine qualche differenza c’è stata.
Mentre alla Camera PD e IdV avevano votato contro il parere di maggioranza , nonostante le molteplici rassicurazioni fornite dal Governo e dalla stessa presidente della Commissione Valentina Aprea, al Senato l’opposizione ha escogitato un piccolo escamotage per dimostrare di non essere pregiudizialmente contro tutto.
In conclusione di dibattito, infatti, il senatore del PD Rusconi ha chiesto che il parere di maggioranza venisse messo ai voti pezzo per pezzo.
La richiesta è stata accolta e in questo modo il PD ha potuto astenersi almeno sulle condizioni che corredano il parere.
Condizioni che, peraltro, sono molto simili a quelle contenute nel documento approvato alla Camera e sulle quali Flc-Cgil continua a mantenere una posizione intransigente (“è tutto un bluff”, sostiene il sindacato di Pantaleo).
Poco comprensibile invece l’intervento della senatrice del PD Garavaglia che ha dichiarato di “auspicare una riforma strutturale della scuola, considerato che l’Esecutivo ha la maggioranza per attuare i propri programmi”: come dire che sarebbe stato meglio una riforma più profonda che rimettesse in discussione le scelte dei ministri precedenti, Fioroni compreso.
Ancora Rusconi ha dato atto alla maggioranza di aver modificato la posizione della scuola dell’infanzia dentro il Piano che inizialmente “demoliva la scuola dell’infanzia, ma è stato smentito dalla relazione integrativa, secondo la quale resteranno immutati i quadri orario nonché i posti”.
Ampio intervento di Mauro Ceruti (PD) che perorato la causa delle indicazioni per il curricolo volute da Fioroni (e delle quali egli stesso era stato un ispiratore anche nella sua qualità di presidente della Commissione tecnica).
Alla fine, il voto. Il parere di maggioranza è stato approvato, con l’astensione dell’opposizione su una parte significativa (le condizioni).
Ora si aspetta il parere della Commissione Bilancio, poi toccherà al Ministro sciogliere gli ultimi nodi una volta per tutte.