Il capitolo Piano Scuola sulle risorse economiche non parla di cifre precise ma fa intendere che comunque il Governo intende investire sul sistema di istruzione.
Una pagina intera del documento è dedicata ad una sorta di “autocritica” di quanto è avvenuto negli ultimi anni.
Intanto si fa una analisi – rapida, ma precisa – dell’andamento delle due più importanti fonti di finanziamento delle scuole: il MOF e i fondi della legge 440/97
A proposito del MOF si dice che, nel tempo, esso “è stato spesso utilizzato per pagare altro, ossia l’adeguamento degli scatti e degli arretrati stipendiali dei docenti; basti pensare che se nel 2010 le risorse destinate al MOF erano di quasi un miliardo e mezzo di euro, quelle rimaste utilizzabili per le attività in favore degli alunni sono diventate quest’anno meno di mezzo miliardo” (va rilevato che sul punto il documento è poco preciso, perché in realtà il fondo ammonta attualmente a poco più di 600milioni, come peraltro si legge poche righe dopo!).
“Stessa sorte – spiega il Piano – è toccata alle risorse della Legge 440 che sono passate dai 93 milioni del 2012, ai 78 nel 2013, ai circa 20 milioni attuali. Anche qui, perché quest’anno in particolare 39 milioni sono stati usati per recuperare le posizioni economiche del personale ATA e altri 20 milioni sono serviti negli ultimi mesi per affrontare il problema di circa 11 mila esuberi di addetti alle pulizie delle scuole (ex LSU)”.
“Altro intento nobile per ragioni principalmente occupazionali – sottolinea il documento – ma che di fatto tolgono risorse destinate agli alunni”.
E allora come si può affrontare la situazione? Intanto bisogna “prima di tutto stabilizzare le risorse destinate al MOF su dei livelli congrui ed evitare che queste risorse siano dirottate all’interno del sistema scolastico su altre finalità, ugualmente degne, ma non strettamente legate al miglioramento dell’offerta formativa”.
Ma soprattutto, il complessivo ripensamento della carriera dei docenti consentirà di riallocare le risorse attualmente assegnate sulla base dell’anzianità secondo criteri di premialità e di valorizzazione delle competenze. Ciò implica un più efficiente utilizzo delle stesse sia a favore dei docenti, sia a favore del miglioramento dell’offerta formativa, collegata al sistema di valutazione.
E ci sono anche altre importanti novità in arrivo: una percentuale delle risorse del Fondo di Istituto, una volta allocata ai singoli istituti, sarà utilizzabile in almeno due modi innovativi: il 10% delle risorse sarà nella piena disponibilità del dirigente, per remunerare docenti per attività gestionali e di didattica di particolare rilievo per il Piano di miglioramento.
Per un’altra quota (inizialmente del 5%) sarà promossa la gestione attraverso la modalità del bilancio partecipato, coinvolgendo studenti e rappresentanti dei genitori, per obiettivi didattici coerenti con le finalità strategiche del Piano di miglioramento, ad esempio con attività laboratoriali innovative, competenze di produzione e creatività digitale, percorsi di imprenditorialità e alternanza-scuola lavoro.
E’ molto probabile, però, che queste intenzioni del Governo debbano fare i conti con la volontà delle organizzazioni sindacali di mantenere un pieno controllo sulle risorse contrattuali: la partita, quindi, potrebbe essere lunga e di difficile soluzione.
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