Da oggi, 29 novembre, il Piemonte passa da zona rossa a zona arancione. Una buona notizia, ma non per le scuole, rispetto alle quali resta tutto come prima.
Quindi, anche se il Dpcm 3 novembre lo consentirebbe, non tornano in presenza le classi seconde e terze delle scuole secondarie di I grado. Ovviamente, restano in DaD anche le scuole superiori, chiuse in tutte le zone.
Il Decreto del Presidente della Giunta regionale del 28 novembre 2020, n. 132, recante “Linee di indirizzo per l’organizzazione delle Istituzioni Scolastiche in Piemonte”, si basa su alcuni pareri di esperti che raccomandano che le attività didattiche del secondo e terzo anno di frequenza della scuola secondaria di primo grado continuino a svolgersi esclusivamente con modalità a distanza fino al 23 dicembre 2020. “Considerato anche il contributo significativo che tale misura ha dato nell’inversione di tendenza del trend epidemico”, si tratta di una precauzione – si legge nel decreto regionale – “da considerarsi come necessaria al fine di salvaguardare il comune obiettivo di un ritorno in presenza a scuola a partire dal prossimo mese di gennaio”.
Non sono mancate le reazioni a questa decisione, che ancora una volta mette in difficoltà molte famiglie con ragazzi nella fascia d’età delle scuole medie, ancora troppo piccoli per poter stare a casa da soli e affrontare un altro lungo periodo di DaD.
Quello che viene principalmente contestato è il fatto che, rispetto ai ragazzi delle scuole superiori che utilizzano in massa i mezzi pubblici, per le scuole secondarie di primo grado questo problema non sussiste, visto che nella maggiorranza dei casi si tratta di scuole vicine a casa, spesso raggiungibili addirittura a piedi.
C’è anche chi sottolinea il controsenso di riaprire praticamente tutte le attività e quindi consentire lo shopping prenatalizio nei centri commerciali e tenere chiuse le scuole, che ancora una volta vengono penalizzate.
Ma non sono solo le famiglie a contestare questa decisione.
La Stampa ha pubblicato oggi la lettera aperta a Cirio della Dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Statale Niccolò Tommaseo di Torino, lo stesso istituto dal quale è partita la protesta anti-Dad della dodicenne Anita, che poi si è diffusa in tutta Italia.
“Sinceramente – scrive la Preside – stento a comprendere come mai la scelta prudenziale abbia coinvolto le scuole medie, che i ragazzi raggiungono a piedi o con i mezzi propri, dove i protocolli di sicurezza sono rigorosi e sono stati attivati sistemi di scaglionamento degli ingressi, e non altri settori dove la logica sembrerebbe far ipotizzare livelli di rischio ben superiori“.
“Come educatore e come Dirigente Scolastico – conclude nella lettera – La invito pertanto a chiarire le ragioni della sua scelta. Se saprà spiegarle sarò la prima a difendere le misure previste, viceversa ritengo opportuno che Lei riveda la sua decisione perché con le sue dichiarazioni pubbliche ha ingenerato nei ragazzi aspettative che non è possibile deludere vanamente“.
Il Presidente Cirio ha inoltre accompagnato la decisione con alcune dichiarazioni che non sono passare inosservate: «Gli studenti che restano a casa fino a Natale potranno recuperare le lezioni in presenza in primavera» ha promesso Alberto Cirio.
Anche in questo caso non sono mancate le reazioni, soprattutto da parte dei docenti, che giustamente hanno osservato che il lavoro, anche se in DaD, viene comunque svolto, indipendentemente dal mezzo utilizzato.
“Se viene richiesto il recupero in primavera – scrive una prof su Facebook – , non si tratta di recupero ma di straordinario, che come tale deve essere retribuito. Oppure si sospenda anche la DDI ora e se ne riparli quando si rientrerà in presenza, visto che il lavoro in presenza è l’unico lavoro che, solo nella regione Piemonte, viene riconosciuto come tale“.
“I ragazzi delle scuole medie piemontesi devono tornare in classe!” è il titolo di una petizione su charge.org che in meno di 24 ore ha raggiunto già 8.500 firme.
Queste richieste, dire il vero, sono un po’ in controtendenza rispetto a quanto è emerso dal sondaggio lanciato qualche giorno fa da La Tecnica della Scuola, con la schiacciante vittoria dei NO (quasi il 90%) a rientrare a scuola prima di Natale.
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