Tutta la Pubblica Amministrazione, ma in particolare il sistema scolastico nazionale si dibatte in un immane ed insensato apparato amministrativo – burocratico.
Peggio ancora di un vuoto normativo, l’incostante ma continuo proliferare di piccole norme, sconnesse tra loro o più spesso in contrasto palese, costringe noi operatori ad inventarci ogni giorno interpretazioni funamboliche pur di garantire un minimo di ordine e di serenità di lavoro.
Una burocrazia in aumento e spinta all’esagerazione, ben lontana da quel processo che pareva determinato per la pubblica amministrazione, obbliga gli uffici degli istituti scolastici ad un lavoro molto spesso fine a se stesso.
Senza parlare dell’impossibilità, per chi ne ha per contratto la responsabilità diretta ma non gli strumenti, di garantire i risultatidi un lavoro così immane.
Poche cose serve ora decidere con urgenza, per sbloccare rapidamente la situazione, e in questo il documento “La Buona Scuola” ha fatto decisamente centro.Ma bisogna fare in fretta: è opinione di tanti che sia già troppo tardi.
Dunque, si proceda in tempi brevi a:
– Realizzare pienamente l’autonomia scolastica. Le norme ci sono, il Ministero deve prioritariamente e con la massima celerità consentirne l’attuazione, con una revisione sostanziale della governance ed una maggiore attribuzione di responsabilità alla dirigenza, anche rivedendo profondamente gli organi collegiali.
– Semplificare immediatamente le incombenze burocratiche, rendere più snelle le procedure decisionali. Il solo esempio dell’assegnazione delle supplenze da graduatorie (di cui ho parlato nella pillola numero 4) basta a chiarire quanto tempo ed energia si sprechino alla rincorsa di soluzioni che dovrebbero tener conto principalmente dei diritti degli alunni. Potremmo parlare pure del tempo, biblico, che necessariamente trascorre tra la previsione e la realizzazione di un acquisto, tra riunioni, bandi, commissioni ecc.
– Chiarire i livelli decisionali. Le scuole sono paralizzate dalla mancanza di chiarezza su “chi fa che cosa”. E dalla sistemica mancanza di obblighi di servizio, a fronte di una presunzione di autoreferenzialità, che anche il documento del governo mette in evidenza. E’ necessaria, in questo senso, una profonda revisione dei contratti di lavoro.
-Eliminare le carte, non metaforicamente. La dematerializzazione non è ancora entrata a far parte delle priorità. Ancora oggi, e nonostante l’obbligo di PEC, molti Uffici periferici, del Miur come del MEF, non rinunciano all’invio cartaceo, spesso d’obbligo in più copie… Ancora oggi, molte segreterie scolastiche stampano tutta la posta che arriva per mail… Le soluzioni rapide ed efficaci ci sono e , ormai, sono facilmente applicabili.