Politica scolastica

Piovono soldi per gli insegnanti? Cobas: “vera e propria mistificazione”

I ‘giornaloni’ ci dicono che piovono soldi per gli/le insegnanti, per tutto il personale della scuola e del pubblico impiego, però solo per chi ha un contratto tempo indeterminato. Che i precari crepino di fame! Tanto dietro l’angolo ci sta il ricambio (finché dura). Si, perché nella prossima busta paga (dicembre) ci troveremo quasi un migliaio di Euro una tantum come anticipo dell’ Indennità di vacanza contrattuale (IVC) dell’anno 2024. Soldi inaspettati, un altro ‘bonus’ per tener buoni insegnanti e pubblici dipendenti, una regalia piovuta dal cielo di un governo che ruba ai poveri (via il reddito di cittadinanza a precari, disoccupati intermittenti, migranti) per donare ai meno poveri (gli occupati pubblici stabilizzati). Sì perché, al di là che di questi tempi dei denari freschi fanno comodo a tutt*, tanto più a fronte di un’erosione da inflazione di tutti gli stipendi pubblici o privati che siano, tutti si dilungano a dire che le paghe, gli stipendi sono inadeguati, insufficienti, ciò a detta dell’Europa, dei Ministri, insomma un fatto acclarato ma che sembra ineluttabile. Tanto vero che oltre che ad “alti lai” nessuno muove un dito. E allora lo fa il Governo d’imperio, con grande magnanimità e benevolenza!! Come fosse un dono di un monarca attento ai bisogni dei suoi sudditi, purché siano sudditi obbedienti e silenti.
Questa è una vera e propria mistificazione. Il contratto per la scuola e i dipendenti pubblici è già scaduto da 2 anni: per i 2 anni passati non hanno stanziato un becco d’un quattrino, ci anticipano quanto dovuto per legge, in attesa del rinnovo contrattuale che ingloberà quanto ci viene ora anticipato e così si fanno belli agli occhi di troppi sprovveduti colleghi.
Con il Decreto Legge 145/2023, il Governo ha rivalutato l’indennità di vacanza contrattuale per l’anno 2024 portandola a circa, 70 euro lordi. Il DL ha stabilito inoltre che tale incremento relativo alle mensilità dell’anno 2024 verrà erogato dalle amministrazioni statali, esclusivamente per i lavoratori a tempo indeterminato, in un’unica trance a dicembre 2023, mentre le altre amministrazioni pubbliche non statali potranno decidere autonomamente se disporre l’anticipazione in un’unica soluzione a dicembre 2023 oppure procedere alla normale erogazione mensile del nuovo valore dell’IVC, a partire dal mese di gennaio 2024.
Dei 3 miliardi stanziati per il 2024 per il rinnovo dei CCNL del pubblico impiego e della scuola ben 2 serviranno per il pagamento dell’ IVC. Per cui resteranno delle briciole per gli aumenti contrattuali e i relativi arretrati. In ogni caso, ad oggi, l’aumento delle retribuzioni dal 2024 sarà di un po’ meno del 6%, quindi circa un 1/3 dell’inflazione prevista nel triennio. Ciò determinerà una diminuzione sensibile del potere d’acquisto dei lvoratori, come se non già bastasse il triste record a livello internazionale: l’Italia è l’unico paese in Europa dove il potere d’acquisto delle retribuzioni dei lavoratori pubblici e privati nel periodo 1990-2020 ha registrato un valore negativo (-2,9) ed è anche l’unico paese tra i 38 paesi OCSE ad avere questo dato, a fronte di un incremento medio del potere di acquisto dei paesi OCSE del +33,1%. Inoltre, come si può vedere dai dati forniti dall’ISTAT ed elaborati dall’ARAN, in questo contesto fortemente negativo per le retribuzioni del nostro paese, quelle dei lavoratori pubblici sono particolarmente penalizzate, nonostante il rinnovo contrattuale del 2019-2021 abbia determinato incrementi superiori all’inflazione del triennio di riferimento. Ancora più rilevante è stata la perdita del potere d’acquisto del personale scolastico. Confrontando, da un lato, gli stipendi del maggio 1990 e quello dell’agosto 2022 e, dall’altro, gli incrementi dei prezzi rilevati dall’ Istat per operai e impiegati per lo stesso periodo si scopre che un collaboratore scolastico con 20 anni di servizio ha perso il 30,9% del potere d’acquisto, un assistente amministrativo o tecnico il 32,4%, un docente delle superiori il 29,6%, delle medie il 25,7% e delle materne – primaria il 22,3% . Fatti i conti, dunque, quello dell’IVC tutto e subito è un pacco avvelenato, un’operazione di marketing di sua maestà il governo con la quale si maschera l’insufficienza di risorse necessarie per tutelare il potere d’acquisto delle retribuzioni dei lavoratori pubblici.

Beppi Zambon – COBAS Scuola Padova

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