Nuovamente in scena, per il pubblico scolastico, l’11 maggio 2017, nel Teatro dell’Istituto Alberghiero “Rocco Chinnici” di Nicolosi, L’uomo dal fiore in bocca di Luigi Pirandello nella rielaborazione e regia di Pino Pesce che, nell’assoluto rispetto dell’opera originale, ripercorrendone l’immaginazione e il mistero e il rispecchiarsi tra realtà e finzione dell’Autore di Girgenti, ne riveste di speranza la visione cupa e annichilante della vita che vi è insita.
L’uomo dal fiore in bocca, stupendamente interpretato da Mario Opinato, con il suo epitelioma, male incurabile dal suono dolce, si dispone tra la vita e la morte di fronte al pacifico Avventore (Tony Pasqua) per narrarne la sua fragilità cui, nell’irrazionalità, cerca di dare una ragione restando attaccato come un rampicante a ciò che ancora gli resta. Da qui la raffigurazione di due allegorie: quella della vita e del tempo (Luisa Ippodrino) e quella del trapasso (Rossana Scinà), le quali vengono proposte attraverso il teatro danza.
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E’ possibile – si chiede Pesce – un’altra possibilità alla conclusione pirandelliana? Un’alternativa alla morte assoluta? Qui il senso della rilettura che apre alla speranza.
In questo dilemmatico contesto, la suggestiva voce fuori campo del grande attore palermitano Pino Caruso che racconta il momento del passaggio dalla vita all’aldilà attraverso la riadattata novella Di sera, un geranio, dove il fiore del titolo diventa un papavero, proprio a voler simboleggiare il sogno e il sonno eterno.
In questo dramma dall’atto unico, certamente uno dei più rappresentativi del secolo scorso, confluiscono l’impossibile comunicazione e la precarietà della vita che mette in evidenza la relatività dell’esistenza. Queste considerazioni, per una maggiore riflessione, vengono introdotte dalla chiusa di Uno, nessuno e centomila che ne sintetizza eloquentemente l’autoannullamento dell’essere umano, il quale, inesorabilmente, come ogni cosa, si disperde nel tutto del nulla eterno.
Al centro, un malato di cancro che con strani discorsi, apparentemente insensati, conversa con uno sconosciuto in un bar di una stazione. Il dialogo ci si accorge piano piano che effettivamente è un monologo; il tentativo strenuo del protagonista di aggrapparsi a quella vita cui, fino a prima della malattia, con noncuranza, non aveva dato il giusto peso ed essenziale valore. Quindi l’appendice della speranza di Pesce attraverso il ritorno in vita dell’Uomo dal fiore in bocca «che si rincontra con l’Avventore» ma «per non concludere: “Non c’è un segreto filo che porta alla Verità Assoluta?!!”»
A corona dell’originale lavoro teatrale, l’eccellenza delle musiche di Elisa Russo, scritte appositamente per questo dramma.
Si ringraziano, per la realizzazione dello spettacolo, la Preside, prof.ssa Anna Maria Mondati, la prof.ssa Elena Giuffrida, la prof.ssa Giovannella Gennaro, che ha presentato il lavoro teatrale, i rappresentanti d’Istituto Iano Savoca (Presidente) e Lucio Finocchiaro e il meraviglioso pubblico degli studenti che ha seguito in religioso silenzio la rappresentazione applaudendola in grande entusiasmo in particolar modo a fine spettacolo.
M. Gabriella Puglisi
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