Solo a inizio anno accadeva lo stesso episodio in una scuola di Rovigo. Adesso, invece, ci troviamo a Bari. Un docente è stato colpito al petto da un ragazzo di quarta superiore, che avrebbe usato una pistola portata da un altro studente. Il professore avrebbe sentito un forte bruciore al petto e fortunatamente non sarebbe stato colpito ad un occhio altrimenti le conseguenze sarebbero state più gravi.
A raccontare i fatti è il docente che in un’intervista al Tgr ha dichiarato: “Non denuncio, ma vorrei il massimo della pena a livello scolastico. Vorrei almeno l’espulsione di questi due ragazzi dalla scuola”. Ecco com’è andata la vicenda: “Al cambio dell’ora mi sono seduto alla cattedra e ho visto correre verso di me un ragazzo con una pistola. Me l’ha puntata a mezzo metro e ha sparato questo pallino che, per fortuna, mi ha colpito al petto perché poteva colpirmi anche in un occhio”.
E a Repubblica ha dichiarato: “È un gesto di bullismo: vuol dire io sono più forte di te. In quel momento il ragazzo ti dice ti sto sfidando, conto più di te e non sei più autorevole. Ti posso mettere i piedi in testa. Questa è una società in cui è tutto lecito, così come prendere il cellulare in classe e filmare il docente. Questa volta non è accaduto, ma mi è capitato quando insegnavo in un’altra scuola”.
“È troppo permissiva e c’è poca sicurezza – riferendosi alla scuola. Gli studenti possono portarci dentro qualunque cosa. Saremo costretti a installare i metal detector per non far entrare pistole e coltelli. Pretendo che chi entra debba essere pulito. Tra l’altro pensavo che fosse una pistola vera, solo dopo aver ricevuto il colpo ho visto il cerchietto rosso. Non vorrei che alcuni sdrammatizzino dicendo che è una pistola giocattolo: mi ha fatto male”.
A commentare l’accaduto è stata anche la sottosegretaria all’Istruzione, Paola Frassinetti: “L’ennesimo gesto grave di minaccia ai docenti è avvenuto ieri in una scuola di Bari, dove uno studente avrebbe colpito con un pallino di una pistola giocattolo un suo docente. Questi episodi gravi dimostrano quanto fosse urgente e necessaria la reintroduzione del voto in condotta. Il problema della violenza a scuola è certamente complesso e va contrastato con diverse misure, ma la più mirata e diretta dalla quale iniziare è la valutazione con il voto in condotta del comportamento negativo. Va ripristinata l’autorevolezza del docente oltre alla tutela di tutti i lavoratori della scuola, che hanno diritto di operare in piena sicurezza”.