Il Parlamento non ce la farà ad esaminare gli 8 schemi di decreti applicativi della legge nei tempi previsiti, e così il Governo avrà mano libera per approvare cioò che ritiene.
Nel caso in cui le Commissioni parlamentari non riescano ad approvare i pareri dovuti, il Governo potrà infatti emanare i provvedimenti definitivi anche se il parere del Parlamento.
E’ Mario Pittoni, responsabile federale per la scuola della Lega a lanciare l’allarme.
“Otto schemi di decreti legislativi da approfondire, valutare e varare entro il termine improrogabile del prossimo 15 aprile – sottolinea Pittoni – sono un pasticcio annunciato. Un ingorgo figlio della ‘cattiva scuola’ di Renzi e del Pd”
“Entro metà marzo – spiega Pittoni – su troppe cose, e tutte insieme, dovranno esprimere il loro parere le commissioni Cultura e Bilancio di Camera e Senato, non senza aver prima ascoltato osservazioni e proposte di associazioni professionali, genitori, studenti, sindacati a rappresentanze varie della scuola. E prima dell’ok definitivo del Governo c’è pure, giustamente, il passaggio in Conferenza unificata (Stato, Regioni, Autonomie locali). Tempi impossibili in un settore dove gli errori si pagano cari, sia in termini umani che economici”.
{loadposition carta-docente}
Già quest’anno, aggiunge ancora l’ex senatore della Lega si sono visti i pessimi effetti della legge: “Il valzer delle cattedre è triplicato; nel 2016 250 mila insegnanti, quasi un terzo dell’intero corpo docente, si sono infatti spostati, mettendo in difficoltà 2 milioni e mezzo di studenti (meno continuità didattica si traduce in più fallimenti scolastici dei nostri ragazzi)”.
“La situazione – aggiunge ancora Pittoni – è particolarmente delicata nel sostegno: quest’anno il 43% degli alunni con disabilità ha già cambiato docente di sostegno (circa il 30% sono posti in deroga e incredibilmente irrisori sono i posti in organico di diritto). Senza che alcuno si preoccupi del fatto che la discontinuità provoca ripercussioni gravi sulla crescita formativa ed educativa degli alunni con disabilità, specie di quelli affetti da sindrome dello spettro autistico e da disabilità intellettive, i quali necessitano di un arco di tempo più lungo per instaurare relazioni empatiche e di fiducia col docente”.
Pittoni ha una sua idea sulle misure da adottare per contenere il fenomeno: “Intendiamo affrontare alla radice il problema della discontinuità didattica riproponendo il reclutamento dei docenti su base regionale, che la scorsa legislatura ha raccolto interessanti aperture delle parti sociali (gli stipendi non consentono più di gestire trasferte di centinaia di chilometri da dove hai affetti e interessi) con, in particolare, la disponibilità ad approfondire il progetto dei vertici di Cisl, Uil, Snals e Gilda (la Cgil non si è espressa). La proposta prevede candidati liberi di scegliere in quale regione eleggere il proprio “domicilio professionale” (norma europea già recepita dall’Italia), per poi confrontarsi alla pari con gli altri iscritti nella stessa regione. La “concorrenza” tra regioni (ispirata ai principi del federalismo) farebbe il resto, innescando un meccanismo virtuoso a vantaggio della qualità generale”.