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Pittoni: fermiamo il nuovo (vecchio!) concorso

Protestare è legittimo ma non è di alcuna utilità”, ha detto il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, riferendosi alla sollevazione degli insegnanti precari contro l’annunciata riesumazione di vecchi meccanismi concorsuali che premiano tutto meno che il merito, e che – proprio per questo – si sperava ormai consegnati alla storia.
Il Ministro ci consenta di dissentire. Se si vuole affrontare seriamente i problemi, serve prima di tutto un quadro completo e approfondito della situazione. Questo significa ascoltare le parti interessate. Tutte. “Non è elementare buon senso che prima di escogitare rimedi per la scuola si faccia un’analisi dei suoi mali?”, ha commentato Giorgio Israel sul “Gazzettino”. Se gli insegnanti precari si organizzano contro il nuovo (vecchio!) concorso, è perché il ministro dà la sensazione di muoversi senza avere chiaro il quadro della complessa realtà della nostra istruzione, puntando al semplice tornaconto “mediatico”.
Come quando si prende il merito delle recenti immissioni in ruolo e di quelle del prossimo anno, “dimenticando” che sono contenute nel piano di stabilizzazioni triennale definito da una legge del Governo precedente.
Nel caso del bando di concorso annunciato per il 24 settembre prossimo, lo scontro nasce dall’avere ignorato due suggerimenti che ci eravamo permessi di portare all’attenzione del Ministro già al suo insediamento: tenere conto delle peculiarità delle quattro categorie interessate e cioè insegnanti iscritti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento, nuovi abilitati non ancora iscritti in alcuna graduatorie, abilitandi e non abilitati che hanno maturato un certo periodo di servizio; intervenire sulla disomogeneità di valutazione sul territorio (segnalata da tutte le indagini internazionali) che penalizza pesantemente la parte più avanzata del Paese, che poi tiene in piedi l’intera baracca (sul tavolo del ministro c’è un nostro progetto per avviare un percorso di riequilibrio).
Che fa invece Profumo? Alla faccia della spending review, che con la riforma del reclutamento di là da venire imporrebbe di risparmiare almeno questi soldi (milioni di euro) viste le centinaia di migliaia di insegnanti titolati ancora in lista d’attesa per la cattedra, presenta un concorso che si rifà a un decreto interministeriale del 1998, il quale non consente la partecipazione di chi si è laureato nell’ultimo decennio. Con tanti saluti all’annunciata apertura ai giovani.
Contraddittoria anche l’affermazione di voler operare in modo che si svuotino al più presto le graduatorie ad esaurimento. La nuova tornata concorsuale porta infatti all’eliminazione delle vecchie graduatorie di merito, che in molte regioni soprattutto del Nord sono esaurite. Questo negli ultimi tempi ha consentito il 100% delle immissioni in ruolo dalle graduatorie provinciali ad esaurimento, accelerandone così il processo di svuotamento.
Ciò adesso non sarà più possibile, dovendo rispettare il tetto del 50% previsto in presenza di vincitori del nuovo concorso che – in assenza di aggiornamento delle regole su base regionale, come da noi chiesto a gran voce per garantire un minimo di omogeneità di valutazione – favorirà chi arriva dalle aree dove i punteggi crescono più velocemente del lievito.
 
Sen. Mario Pittoni
Capogruppo Lega Nord Commissione Istruzione del Senato
Redazione

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